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Viterbo - Ultima fatica di Giovanni Faperdue
In libreria "Farsetta viterbese"
Viterbo - 3 novembre 2009 - ore 18,30

- Questa volta Giovanni Faperdue ha dato alle stampe una piccola commedia, una chicca che egli ama definire “Farsetta viterbese”. L’ha scritta per celebrare con dignità e magnificenza la “Prima Festa del Bullicame” immaginando che Dante Alighieri, dopo oltre sette secoli, sia tornato al Bullicame.

I motivi che spingono il Sommo Poeta a questo viaggio, a ritroso nel tempo, sono segreti. Nel suo peregrinare però vicino alla callara del Bullicame si smarrisce, e sarà un “vellano vitorbese” che gli indicherà la dritta via. Ma il “cuntadino”, visto che gli si offre questa opportunità, ha in serbo tante domande per Dante, rimaste ancora oggi senza risposta.

Comincerà con le peccatrici e poi andrà avanti fino ai giorni nostri informando Dante anche della visita di Bendetto XVI e del nuovo progetto per un aeroporto. La farsetta viterbese scritta da Giovanni Faperdue, presenta momenti di vera ilarità e invita anche a riflessioni sull’uso sconsiderato dell’acqua della callara. Infatti, il monumento naturale caro a tante generazioni di viterbesi, giace da tanti anni in uno stato di degrado e si presenta alla vista con una penuria d’acqua che non gli consente più di alimentare le vicine pozze, come dovrebbe.

Dante e il vellano, dopo un primo scambio di battute, vinta la diffidenza iniziale, iniziano a parlare anche del viaggio precedente in occasione del Giubileo del 1300. Così il vellano apprende che le peccatrici altro non erano che belle e gioconde villiche viterbesi che avevano scherzato sul naso aquilino ben pronunciato di Dante e che il Sommo poeta per vendicarsi gli aveva affibbiato il termine di peccatrici. Poi Dante conferma la leggenda che vede la callara come porta dell’Inferno, ma solo per i trapassati.

Il libro è di agile lettura e presenta uno spaccato viterbese inedito e divertente. In vendita nelle libreria e nelle edicole.

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