- “Picchiarelli c'ha il diabete”. Perché per chi scrive sui muri denigrando l'avversario anche una malattia diventa un insulto.
Alla vigilia dello spettacolo di Ascanio Celestini “Il razzismo è una brutta storia” a Viterbo sono apparse altre scritte. Con la firma nera cpvt. La stessa che ieri mattina ha invaso i vicoli e i palazzi del centro storico. A un passo dal cinema Genio, dove ieri sera andava in scena la prima nazionale dello spettacolo-racconto contro il razzismo di Celestini organizzato dall'Arci con il sostegno della Provincia di Viterbo.
Picchiarelli, assessore provinciale alle Politiche sociali, non è la prima volta che finisce sulle “prime pagine murali”. Chi passava ieri per il centro poteva leggere tranquillamente di lui, come di Riccardo Fortuna e Ascanio Celestini definiti, da qualche genio col vizio dello spray nero, cretini o bambocci. E tutto per aver aderito a una campagna contro il razzismo.
“A questo punto il problema non è solo la mancanza di capacità di accogliere l'altro diverso da sé - dice Picchiarelli -, ma anche il malato. Quello che sta succedendo è grave perché è un'evoluzione dell'intolleranza, una incapacità di vivere in un mondo civile”.
Alle 21,30 però puntuale al Genio è andato in scena lo spettacolo. Una folla immensa ha preso posto, in tutto il posto, del cinema per ascoltare le parole di Celestini. Oltre 700 le persone che sono riuscite a entrare.
Prima di dare la parola al protagonista sono saliti sul palco Sandro Giovagnoli e Marco Trulli, rispettivamente presidente regionali e provinciali dell'Arci.
Dopo quello che era successo tutti si aspettavano qualche parola. “L'Italia sta diventando il simbolo di politiche di criminalizzazione dei migranti”. ha detto il primo. Trulli invece ha fatto scattare l'applauso fragoroso del pubblico ricordando il brutto risveglio di ieri mattina. “Il lavoro che fa l'Arci è riconosciuto anche da Casa Pound che ha fatto scritte e volantini contro di noi. Questa è la migliore risposta alla nostra attività. Ringraziamo tutti per il sostegno che ci hanno manifestato in queste ore”.
Poi le parole di Celestini sono andate, volate e alle 23.45, quando è calato il sipario tutti gli spettatori hanno faticato ad alzarsi. Volevano ascoltare ancora. E gli applausi. Lunghi. Forse erano anche di incoraggiamento e sostegno per chi è stato bersagliato per aver portato un'artista a Viterbo.
A volte si risponde anche a così.
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