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Viterbo - Lettere - Scrive Mauro Chiarle
"Randagismo, un problema che i politici devono affrontare"
Viterbo - 27 agosto 2010 - ore 18,00

Riceviamo e pubblichiamo - La politica, sia nazionale che locale (vivo nel Viterbese , ma ciò che sostengo è collocabile in qualsiasi luogo dell'Italia) non prende assolutamente in considerazione la reale logica convivenza uomo/animale da compagnia nella società.

Forse  i nostri amministratori  hanno qualcosa di più importante  cui pensare.

Problematica già oggi gravissima, quella del randagismo, ma che in breve, senza un intervento drastico, diventerà insostenibile.

L’unica soluzione possibile per  fronteggiare e combattere il problema, è  dare una vita dignitosa a tutti i soggetti esistenti, offendo loro la giusta ospitalità o nelle famiglie che amorevolmente e solo per amore,

non per obblighi morali, vogliano adottare un cagnolino,o in strutture “modello”, degne di questo nome,  e contemporaneamente  evitare  la esagerata ed incontrollata proliferazione che oggi esiste: ciò nell’unico modo logico possibile: la sterilizzazione di tutte le femmine non di razza. 

Il “non di razza” non è un mio “razzismo” nei confronti di tutti quei bellissimi cagnolini, nati dagli  accoppiamenti non controllati.

Visto che non esiste, per questi  soggetti” irripetibili, poiché  chissà se la mamma in futuro incontrerà nuovamente lo stesso babbo”,  una richiesta , o più tristemente un  mercato,l'unica soluzione per dar loro una vita dignitosa, è un controllo sulle loro nascite, per ottenere la  loro riduzione numerica, così che in pochi, avranno sempre una casa, senza dover vagare liberi nelle strade, con tutto ciò che comporta.

Necessitano interventi delle istituzioni, le quali oggi si limitano alla non per altro magnifica pubblicità “adotta un randagio”, che però, di fronte ai numeri esponenziali dell’incremento demografico della popolazione randagia stessa, lasciano il tempo che trovano. Il governo e le istituzioni locali  dovrebbero intervenire con delle campagne d’ informazione, sensibilizzando i cittadini che detengono un cane od un gatto non di razza,  facendo capire loro che l’unico atto utile per risolvere il problema è far sterilizzare i loro animali.

In breve diminuirebbe la necessità di fare nuovi canili, che già oggi sono oscenamente insufficienti e di conseguenza lascio immaginare cosa diventerebbero tra pochi anni.

Oltretutto le amministrazioni locali, responsabili del randagismo sul loro territorio, non reperiscono i fondi indispensabili per l’argomento, e ciò che hanno va "giustamente deviato verso interventi diversi".

Inoltre tengo a sottolineare che così, con il calo dell’offerta di randagi, si reincrementerebbe   una professione oggi in via di estinzione, o quasi, quella dell’allevatore. 

Ribadisco anche, che andrebbe tolta la dicitura di allevatori a tutti quegli improvvisati ,  i quali , solo per aver acquistato una femmina di razza, si permettono di farla accoppiare, senza criteri, cognizioni ed esperienza, rovinando le caratteristiche genetiche e strutturali della razza stessa, con il solo scopo di lucrare sulle vendite dei cuccioli.

Che gli allevatori siano solo quelli riconosciuti, con alle spalle esperienza genetica sulle razze di loro competenza, cognizioni ed assistenza veterinaria, strutture idonee.

Poi, non ultima bisogna istituire lezioni di cinofilia e comportamento animale, vita e abitudini di questi e loro manifestazioni, a tutti i cittadini, iniziando dalle scuole, che dovranno dedicare alcune ore ai giusti insegnamenti di come si comporta il cane e di come ci si comporta con lui, visto che la non conoscenza dell’argomento, soprattutto da parte dei bambini, è la causa principale degli incidenti, onde evitare che se un cane morde un bimbo, per causa di un comportamento non prudente di quest’ultimo, la colpa cada sull’animale, e le pene per lui non sono accomodanti, come le pene che la legge adotta verso l’uomo.

Mauro Chiarle


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