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- Ci sono uomini di plastica e uomini di peperino. Alfio era un uomo di peperino. Era come la pietra che ha edificato questa città.
Una pietra apparentemente grigia che però, a guardarla bene, rivela piccoli cristalli luminosi di quarzo e mica.
Piccoli cristalli...
Alfio era come il peperino perché la sua vita è stata segnata da non poche asprezze. La povertà. Il vivere sulla strada. Certa durezza della gente, che solo quando è diventato più grande s'è, per molti, trasformata in dolcezza e addirittura affetto. Ma va ricordato: non è stato sempre così.
Fino ad arrivare a un riconoscimento nella Sala Regia. Con il Comune che gli dà una targa. Lui abituato all'acqua e al sole della strada quando andava a raccogliere il cartone per tirare avanti.
Negli ultimi anni questa città, che mangia i suoi figli, che non li riconosce, in qualche modo, per Alfio s'era mossa.
Lo si deve ai ragazzi che gli sono diventati amici. Lo si deve a quell'uomo schietto che è Antonello Ricci. E a tanti altri. Perfino qualche politico ha capito che bisognava muoversi.
Purtroppo la sua casetta è arrivata tardi. E' arrivato invece il suo libro di poesie... mannaggia la miseriaccia zozza, come intercalava Alfio.
Ad Alfio però, a pensarci bene, si deve qualcosa di più profondo, di più significativo.
Gli uomini di peperino, gli uomini di pietra, sono uomini che hanno la particolarità di vivere in un tempo e in uno spazio tutto loro.
Ecco, Alfio ci ha insegnato prospettive spazio temporali, non usuali.
Niente di coscientemente voluto, forse, gli uomini di pietra insegnano con le loro vite, più che con le vane parole.
E gli uomini di plastica, ma anche gli uomini di parole, come chi scrive, rimangono sempre un po' stupiti di fronte a chi vive densamente la vita. Senza infingimenti. Senza diaframmi...
Alfio ha mostrato, a chi lo voleva vedere, che si può vivere in un tempo più lento e vischioso. In uno spazio più grande di quello apparente. Con regole e aspirazioni che non sono quelle da Mulino bianco. False e inutili. Ma così a modo. E... perbene.
In tempi di uomini di plastica. Il volto di Alfio, con tutti i giusti lasciti del tempo, è qualcosa di più. E' un segno.
E' il segno di un modo non omologato di vivere.
Anche nel morire Alfio ha scelto i suoi tempi. Alle 3 di notte a 85 anni. Quasi fosse immerso in un sogno.
Antonello Ricci, che gli voleva bene, dice: senza sofferenza. In piena serenità.
Così se ne vanno gli uomini di pietra.
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