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Operaio morto alla centrale di Torrevaldaliga Nord - Depositata la perizia di incidente probatorio
Una cannonata di acqua e ammoniaca
Viterbo - 10 dicembre 2010 - ore 2,00

Sergio Capitani
- Un colpo di cannone a gas.

A questo è stato paragonato il getto d’ammoniaca che, lo scorso 3 aprile, travolse l’operaio tarquiniese Sergio Capitani, scaraventandolo contro un palo e uccidendolo sul colpo.

Lo si legge nella relazione dei quattro consulenti del tribunale di Civitavecchia, incaricati di condurre gli accertamenti sulla morte dell’operaio, nell’ambito dell’incidente probatorio.

La perizia è stata depositata a pochi giorni dalla prossima udienza, fissata per il 14 dicembre. E, dalle prime indiscrezioni, la ricostruzione dei periti non lascerebbe molto spazio a dubbi. Sostanzialmente, il tecnico dell’Ispesl e i tre docenti universitari incaricati dal gip puntano il dito contro l’Enel e la ditta per la quale Capitani lavorava. Responsabili, secondo i quattro consulenti, di aver mandato un’intera squadra di operai allo sbaraglio. Senza informarli adeguatamente sui rischi che avrebbero potuto correre su quel ponteggio alto 12 metri, senza vie di fuga e a contatto con impianti di tubazione tutt’altro che sicuri.

È proprio questo il punto focale della perizia: l’errata progettazione del sistema di pipe-rec. Ovvero, l’insieme delle tubature che contenevano ammoniaca mista ad acqua. La stessa composizione chimica del getto che ha investito l’operaio in pieno viso.

Nel tubo si era creata una sorta di tappo, che gli operai avevano provato a rimuovere tramite una sonda. Un tentativo inutile. Che, forse, potrebbe addirittura aver peggiorato le cose, agevolando l’incontrollata fuoriuscita del getto.

Il difetto di quei tubi, secondo la perizia, è che non sono dotati di un sistema di disostruzione. Un incidente sul lavoro come quello che ha coinvolto Capitani, in pratica, non era assolutamente prevedibile, con quel tipo di sistema. Né tantomeno potevano prevederlo gli operai, istruiti sulla sicurezza in cantiere, ma non abbastanza da riuscire a immaginare una tragedia simile. Con Sergio che “volava via” (testuali parole di alcuni testimoni interrogati dagli inquirenti), sbatteva contro un palo e si accasciava a terra, privo di sensi. Morto di lavoro a 33 anni.


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