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Viterbo - Bruno Tabacci analizza la crisi- Fotocronaca
Politica, politica, politica
di Carlos Marighella
Viterbo - 10 dicembre 2010 - ore 4,10

Le immagini dell'incontro con Tabacci
- Lucido. Tagliente. Razionale fino allo spasimo. Bruno Tabacci non ha tradito le aspettative.

Dopo decenni di nani e ballerini, Tabacci ha fatto respirare un'aria buona. L'aria della buona politica.

Un incontro da brivido per chi pensa ancora che la politica sia la più nobile della attività che un uomo possa intraprendere.
Un incontro, ieri sera nella sede di Confindustria, voluto da Alessandro Diotallevi, Umberto Laurenti e Renzo Trappolini per recuperare i fondamentali dimenticati della politica.

Quella di Tabacci, che rispondeva alle domande dei giornalisti Arnaldo Sassi e Carlo Galeotti, è stata una sorta di lectio magistralis che è andata molto oltre la banale attualità politica.
In un'ora e mezza Tabacci ha toccato un po' tutte le questioni di fondo della politica.

“Siamo in un momento di grande confusione istituzionale – ha iniziato -.Siamo una repubblica parlamentare, non c'è un premier eletto da popolo. Il potere dell'esecutivo in Italia ha un'origine parlamentare. Chi dice di essere stato eletto da popolo dice il falso. Semplicemente”.

Non basta.

“Io ritengo – ha rimarcato Tabacci - che per il nostro paese sia opportuno mantenere un regime parlamentare. Una mediazione parlamentare dà garanzie in un paese per alcuni aspetti approssimativo e un po' pasticcione. Un regime parlamentare in cui i cittadini possano scegliere i loro rappresentanti con le preferenze o con piccoli collegi uninominali. Penso a un proporzionale con sbarramento al 5 per cento”.

Per Tabacci non c'è nulla da inventare basta vedere gli stati europei a democrazia consolidata. E la sua preferenza va al sistema tedesco anche per alcune somiglianze con l'Italia, ad iniziare dal sistema delle autonomie.

Pesantissimo il giudizio sullo stato attuale del paese.

“Stiamo peggio – secondo il parlamentare – del primo dopoguerra. L'Italia era piena di macerie materiali ma c'era un clima di riscossa, di speranza per il futuro. Oggi siamo in una fase terribile popolata di rovine morali e politiche. E questo non vale per le altre nazioni europee. Basti pensare a ciò che è accaduto in Germania dopo la riunificazione. Con Berlino che è diventata la nuova Londra”.

Implacabile Tabacci quando parla di Berlusconi.
“Concepisce il potere, lo stato come una società per azioni. Ma uno stato non è una società per azioni. Il suo modello istituzionale è quello della Russia di Putin. Con la duma che non conta nulla. La magistratura è sottomessa. Ora preferisce non dimettersi. Vuole avvelenarci fino in fondo. La sua responsabilità più grande è quella di aver diviso gli italiani con una acrimonia reciproca mai vista”.

Ma Berlusconi non poteva neppure candidarsi al parlamento legittimamente, “perché titolare di concessioni statali”.

Anche l'accordo per le forniture di gas russo, non vanno.
“Stiamo pagando di più di quanto spenderemmo acquistando petrolio”.

Anche sulla crisi economica la critica è precisa.
“I tagli lineari non potevano funzionare – ha detto Tabacci -. Quando in una famiglia si alleggerisce la busta paga si inizia a tagliare le vacanze, non l'istruzione dei ragazzi. Tagli mirati si possono fare anche in uno stato. Le spese militari italiane sono insostenibili. Questo è uno dei settori in cui si può e si deve tagliare”.

E poi: “Per uscire dalla crisi non basta l'uomo della provvidenza”. Come dire abbiamo già dato.

Negativo anche il giudizio sui partiti e il finanziamento pubblico.

Nel corso dell'incontro non è mancato un ricordo del padre politico di Tabacci, Giovanni Marcora. Partigiano, imprenditore, politico di primo livello.

Insomma politica, politica, politica. Niente ballerine, veline, letterine.

Una boccata d'aria fresca che è stata apprezzata dalle molte personalità presenti.

Da Franco Bruni all'ex prefetto Mario Moscatelli, da Roberto Corbo ad Alessio Paternesi, da Severo Bruno a Marcello Mariani, da Paolo Caravello a Domenico Merlani. Per citarne solo alcune.


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