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Viterbo - L'assessore Simone raccoglie l'appello della Coldiretti
Allarme lupi, la Provincia si attiva
Viterbo - 17 dicembre 2010 - ore 17,00

Franco Simeone
Riceviamo e pubblichiamo - Raccolgo senz’altro l’indicazione della Coldiretti sul grido di dolore degli allevatori e agricoltori che subiscono giornalmente danni provocati alle colture agricole dagli animali selvatici, specie i cinghiali, al gruppo dei quali oggi si unisce anche il lupo, esemplare di una specie maggiormente pericolosa non solo per gli altri animali ma anche per l’uomo.

Casi di predazione al patrimonio ovino non sono infrequenti sul nostro territorio. Nel 2009 abbiamo registrato, tramite il servizio veterinario della Asl, tredici casi di assalti da lupo a greggi: 11 sul territorio di Ischia di Castro, uno a Proceno e l’altro a Tuscania. Sono stati uccisi 128 ovini. La Provincia, sulla base della denuncia della Asl, ha rimborsato il costo come certificato dalla Camera di Commercio, oltre a occuparsi dello smaltimento delle carcasse per un totale di circa 16mila euro.

Questi danni procurati dai lupi vengono rimborsati prioritariamente e completamente, a prescindere dai soldi trasferiti dalla Regione, tramite anticipazione di cassa, entro gennaio del mese successivo all’evento dannoso. E da quest’anno cercheremo di accelerare ulteriormente il pagamento.

E’ una procedura diversa da quella per i danni da cinghiali, in quanto la prima regola affinché un predatore protetto come il lupo possa sopravvivere è che conviva pacificamente con le attività umane, e che dunque si riesca a minimizzare le perdite arrecate loro in termini finanziari. Siamo comunque consapevoli che il solo indennizzo non possa risolvere il problema della convivenza.

Ma, a differenza del cinghiale che è specie cacciabile, la gestione della specie in termini di contenimento è poco praticabile. Il territorio dei lupi può essere suddiviso in un’area familiare (home-range) che viene costantemente esplorata, marcata con segnali odorosi, difesa dagli estranei, utilizzata durante le ore di riposo, un’area in cui le femmine allestiscono la tana prima del parto.

Attorno a questa zona è situato un territorio più vasto, che generalmente coincide con il territorio di caccia e che è parzialmente sovrapponibile col territorio di altri gruppi o individui. Le dimensioni di queste aree variano da qualche decina e diverse centinaia di chilometri quadrati, e dipendono dalle dimensioni del gruppo e dalle disponibilità alimentari.

Il territorio di Ischia di Castro, all’interno dell’areale che dai Monti di Castro sconfina nel Mancianese comprendendo i boschi di Montauto, e ha le caratteristiche di un’area ospitale per un piccolo gruppo familiare, formato da una coppia di adulti con la prole, la cui dieta alimentare sembra prevalentemente costituita da piccoli di cinghiale e caprioli.Ma, essendo l’areale di caccia molto esteso, anche qualche centinaio di chilometri, non è detto che questa presenza sia costante o che questo non venga utilizzato anche da altri individui.

C’è poi il problema dei cani randagi. In effetti, spesso si assiste al rinselvatichimento dei cani abbandonati, sia ad opera del pastore e dei cacciatori, sia del proprietario prima delle vacanze estive. Un cane abbandonato che cerca di sopravvivere in natura o non ci riesce, o si aggrega ad altri cani vaganti.

Con essi si riproduce, fino a creare dopo alcune generazioni un nucleo praticamente selvatico, che non ha contatti con l’uomo e che, a differenza del lupo, non lo teme. Questi cani randagi sono in grado di attaccare animali domestici e selvatici, la cui predazione spesso viene confusa con quella da lupo: é infatti praticamente impossibile riconoscere un’orma di lupo da una di cane di pari dimensioni, idem per gli escrementi.

Si dice, poi, che le piste del lupo sulla neve siano dritte, mentre quelle del cane più disordinate: questo è vero solo se la neve é alta e bisogna economizzare energie. Nell’attaccare una preda, si pensa che il lupo morda alla gola: questo non è vero se l’attacco avviene all’inseguimento, quando la preda viene atterrata con morsi ai garretti. Si dice che sulla carcassa si possano fare misurazioni della distanza dei fori lasciati dai canini e che il lupo uccida con un solo morso, ma che succede se si tratta di giovani inesperti?

Oltre all’indennizzo dei danni da predazione, la prevenzione degli stessi è particolarmente problematica. Bisogna soprattutto modificare le tecniche di allevamento: mai lasciare le greggi incustodite!

Nel Parco nazionale d’Abruzzo, dove i pastori adottano normalmente tecniche di dissuasione - come cani addestrati e bestiame ben custodito -, gli attacchi sono ridotti al minimo. E’ necessario dunque un piano adeguato, finanziato dalla Regione Lazio, per convertire alcune modalità di allevamento incustodito in forme a prova di predazione da lupi, che ovviamente sono molto più costose per l’allevatore.

Franco Simeone
Assessore all’Agricoltura


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