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Processo crollo Bmw – Pesante replica del pm Pacifici
“La tragedia poteva e doveva essere evitata”
Viterbo - 18 dicembre 2010 - ore 3,15

Il pm Franco Pacifici
- Una tragedia che poteva e doveva essere evitata.

Così il pm Franco Pacifici ha definito il crollo del capannone della Bmw, sotto le cui macerie, il 23 aprile 2004, morì il meccanico 23enne Fabrizio Feuli.

L’udienza di ieri mattina doveva essere l’ultima. Quella della sentenza per i sette imputati, alla sbarra dal 2008 per lesioni, omicidio e disastro colposo.

La seduta, invece, è stata quasi interamente occupata dalla replica del pm. Un intervento di oltre due ore, nel quale la pubblica accusa ha risparmiato solo uno degli imputati. L’unica donna alla sbarra: Simonetta Vespignani, la titolare dell’azienda civitavecchiese Euroedilizia per la quale il pm ha chiesto l’assoluzione. Gli altri sei (l’ingegnere Giuseppe La Grutta, gli architetti Paolo Taurchini e Giovanni Cardarelli, il subappaltatore Eraldo Di Giacomoantonio, il titolare della Bmw Fabio Lonardo, il proprietario della Euroedilizia Luigi Vespignani), per i quali è stata chiesta una condanna a 3 anni e 8 mesi, hanno, secondo l'accusa, “ognuno il proprio cantuccio da difendere. La propria parte di responsabilità. Perché potevano e dovevano fare il possibile per prevenire il disastro”.

Che il crollo sarebbe avvenuto in ogni caso, infatti, è solo “una mistificazione”, a detta dell’accusa. “Le avvisaglie c’erano – ha affermato Pacifici – ma nessuno le ha prese sul serio”. Nessuno, rimarca il pm, si è curato delle crepe, degli scricchiolii, dei calcinacci che cadevano dal soffitto e che più volte avevano destato le preoccupazioni degli operai, alle prese con la costruzione di un piano rialzato che doveva sorgere sopra l’officina della Bmw.

Ma la struttura preesistente, con pilastri vecchi di trent’anni, non era abbastanza robusta da reggere il nuovo solaio. Che, infatti, ha ceduto, sbriciolando l’intero capannone e seppellendo tre operai e tre meccanici.

Il bilancio sarà di un morto, un invalido e quattro feriti lievi, ma “poteva essere una strage”, come hanno fatto notare ieri, all’unisono con il pubblico ministero, i legali di parte civile.

E, soprattutto, la stessa struttura preesistente “poteva e doveva essere controllata. Evitando di andare a risparmio in ogni fase dei lavori. Tutto il resto è noia”, ha concluso il pm Pacifici.

Prossime udienze il 14 e il 21 gennaio, per le repliche delle difese e la sentenza del giudice Ernesto Centaro.


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