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Viterbo - Era vittima dei 13 arrestati nel blitz delle Fiamme Gialle - Coinvolte due donne
Usura, imprenditore tenta il suicidio
Viterbo - 1 dicembre 2010 - ore 18,45

Video - Usura, tredici arresti- Ipad - Ipod
I tredici arrestati
- Prestavano denaro a tassi esorbitanti.

Tanto da spingere la vittima a tentare il suicidio.

Ad agire, ai danni di un imprenditore edile viterbese, erano secondo l'accusa in 13, tutti arrestati dalle Fiamme Gialle di Viterbo in un blitz messo a segno ieri mattina alle prime luci dell'alba.

I 13, tra i quali due donne, avrebbero messo in piedi una vera e propria organizzazione, ora completamente disarticolata dalla Guardia di Finanza, e sono accusati di usura in concorso.

L'operazione, coordinata dal sostituto procuratore Paola Conti, è partita due anni fa e ha impiegato circa 80 finanzieri.

Gli uomini del comandante Paolo Occhipinti, hanno iniziato una serie di verifiche, intercettazioni telefoniche e ambientali e appostamenti, dopo le segnalazioni dell'imprenditore viterbese.

La vittima, angosciata dal periodo di crisi economica, aveva iniziato circa cinque anni fa a chiedere prestiti di denaro prima ai propri familiari, poi agli amici, finendo in ultimo nelle mani dei malviventi.

I tassi di interesse imposti dall'organizzazione erano a dir poco esorbitanti. Le cifre richieste dall'imprenditore non erano in realtà somme ingenti ma si aggiravano intorno ai cinquemila euro a volta. Eppure gli interessi crescevano esponenzialmente di giorno in giorno. Secondo i calcoli delle Fiamme Gialle i 13 arrivavano a chiedere al malcapitato interessi del 3650% o addirittura del 18000%.

Cifre assurde che l'uomo non riusciva più a coprire e che lo hanno portato a uno stato di frustrazione psicologica tale da tentare addirittura il suicidio.

L'imprenditore, infatti, dopo le continue vessazioni, ha deciso di rivolgersi agli uomini della Guardia di Finanza che, per un controllo di rito sui prestiti agevolati avevano preso contatti con lui.

L'uomo si è sentito ascoltato e tutelato dagli agenti tanto da decidere di raccontare cosa stava subendo già da anni. Il clima di fiducia e la professionalità dei finanzieri hanno fatto il resto.

Durante i due anni nei quali l'uomo ha collaborato con le forze dell'ordine il suo stato di salute psicologico, profondamente scosso, è stato supportato diverse volte dalle Fiamme Gialle. In particolare, in un'occasione, l'imprenditore ha inviato una lettera nella quale confessava di volersi togliere la vita. Immediato è stato l'intervento degli uomini della Finanza che lo hanno soccorso evitando il peggio.

In seguito al blitz di ieri mattina sono stati sequestrati titoli, cambiali e cassette di sicurezza, nel corso delle perquisizioni di abitazioni e istituti di credito.

L'importo totale non è ancora stato quantificato ma dovrebbe superare senza dubbio alcune centinaia di migliaia di euro.

L'imprenditore, appartenente a una fascia sociale medio-alta, aveva perso tutto ed era stato costretto a subire anche il pignoramento di alcuni beni mobili e stava rischiando un'ipoteca sulla propria abitazione.

Tra il materiale sequestrato ci sono anche delle cartucce calibro 9, le cosiddette “para bellum”, non acquistabili in armeria e fornite solo alle forze dell'ordine. Il proprietario, uno degli arrestati, dovrà ora spiegare come ne sia venuto in possesso.

Dei 13 fermati, 9 sono finiti in carcere, mentre gli altri 4 sono agli arresti domiciliari, tutti con l'accusa di usura in concorso. Alcuni di loro hanno già precedenti penali.

In cancere sono finiti: Alberto Corso di Canepina, Augusto Corso di Canepina, Augusto Meloni di Canepina, Americo, Zappi di Canepina, Venturino Paparozzi di Canepina, Ferrero Ferri di Canepina, Orazio Benedetti di Canepina, Domenico Graniero di Civita Castellana, Salvatore Ricco di Terni.

Agli arresti domiciliari: Zaira Chiricozzi di Canepina, Sabina Graniero di Vignanello, Raffaele Graniero di Vignanello, Giuseppe Mastronicola di Viterbo.

Finora pare che nella rete del gruppo sia finito solo l'imprenditore in questione, ma non è escluso che con il procedere degli accertamenti possano venire alla luce altre vittime.


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