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Viterbo - Fioroni al tradizionale incontro di Natale insieme a Panunzi - Fotocronaca
"Dobbiamo fare pace con gli italiani"
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 24 dicembre 2010 - ore 2,00

Fioroni e i sette nani
Pierluigi Bianchi
Enrico Panunzi
Federico Grattarola
Alvaro Ricci
Due giovani indipendenti casualmente alla riunione con Fioroni
Tra le assenze significative alla riunione con Fioroni: Angelo Allegrini. Che vorrà di'?
Il siparietto Fioroni e Panunzi vicini vicini, vicini...
P: "Eppure questo qui mi sembra di conoscerlo..."
F: "Aoh, ma hai capito chi so' io? Io so' l'ex ministro. Oggi so' felice perché semo vicini, vicini...".
F:"Ma tu me voi bene? pure se non ti ho appoggiato al congresso..."
P: "Te voio bbene, te voio bbene. E ammettilo che m'hai appoggiato. Dillo a tutti che ce volemo bbene...".
- Primo punto. Fare pace con gli italiani. Alla vigilia del Natale, un bel proposito.

Lo lancia Giuseppe Fioroni e magari si augura che per il Partito democratico non sia l'idea di un giorno, ma un progetto a più lunga scadenza.

L'ex ministro si è visto con i suoi ieri sera a San Martino per gli auguri di Natale insieme a Enrico Panunzi. Perché se il congresso è ormai archiviato (anche se ascoltando molti degli interventi sembrava ancora d'essere in piena campagna elettorale), il progetto prosegue.

“Dobbiamo fare pace con gli italiani – spiega Fioroni –, il Pd è visto come formazione di sinistra, ma anche conservatrice. Non ci sono precedenti di questo tipo. Dobbiamo coltivare il nostro profilo riformista, con coraggio e non dobbiamo avere paura”. Occorre essere credibili.

“Il rapporto di fiducia con gli elettori va recuperato, non possiamo prenderci in giro. Quando la maggioranza perde consensi e l'opposizione pure, non è normale. Non capita da nessuna parte. Dobbiamo essere credibili e capaci.

Proponendo una politica fiscale diversa.
Con sgravi alle famiglie e alle imprese che producono.

La riforma Gelmini, poi, contiene ancora poco merito, che in Italia viene predicato e non praticato. Una riforma è indispensabile, ma questa non ha la copertura economica per applicarla”.

A Viterbo, ma non solo, il partito ha un problema. “Se si è ossessionati nel governare noi stessi – osserva Fioroni – si fa in modo d'essere sempre meno. Meno siamo, meglio stiamo. C'è una sola idea. Invece occorre coraggio per aprire non solo le porte, ma anche le finestre. Non festeggiare quando qualcuno se ne va, ma quando torna”.

Nell'invito alla serata di ieri, si parla di un partito in movimento. “E' una parola che mi piace, perché evoca scambio d'idee, dentro e fuori. Non parliamo di quello che vogliamo fare per noi, ma per il Paese”. Che vive una fase complessa. Con un premier confuso.

Berlusconi confonde la realtà - afferma Fioroni -. Dovrebbe capire che si passa alla storia non per le cose che si fanno nelle ore notturne ma in quelle diurne. Deve fare un passo indietro. O almeno di lato. Un governo che si regge su Scilpoti non ce la fa ad affrontare le questioni economiche che abbiamo di fronte”.

Ma pure i democratici hanno le loro difficoltà. “La gente va portata al voto. Se non si torna al trenta per cento, rimaniamo Biancaneve e i sette nani”.

E Casini: “Abbiamo fatto di Fini il messia, salvo scoprire il 14 che non lo era. Serve più fiducia in noi stessi, le nostre proposte devono essere condivisibili, più sono riformiste e più mettiamo in crisi Casini quando si tratta di scegliere”.

Poi le primarie. “Se dopo avere perso le politiche perdiamo pure le primarie è un problema e se abbiamo paura di perderle, il punto non è cambiarle, semmai modificare i programmi e cambiare i candidati”.

Quindi un altro sforzo. “Non possiamo prendercela con chi protesta – osserva Fioroni – seimila giovani a Firenze, arrivati senza pullman di partito, ma per proprio conto, possono dire ciò che vogliono, ma sono una risorsa”.

Prima di Fioroni, aveva parlato Bianchi, molto critico e secondo il quale va ripreso lo spirito del Lingotto. Poi Alvaro Ricci che torna sul congresso e poi va oltre: “Vogliamo essere uno stimolo per la crescita e non un partito ombra”. Grattarola vuole andare avanti con il gruppo attorno a Grattarola, mentre Panunzi spiega che la presidenza non la possono accettare. “Significherebbe – osserva – avallare un sistema di gestione del partito che ha fallito”.


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