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Letterina della Tuscia
Caro Babbo Natale... noi ormai abbiamo tutto...
di Ernie Souchak
iterbo - 25 dicembre 2010 - ore 1,45

Il sensazionale aeroporto viterbese del 2752
- Caro Babbo Natale,
quest'anno ho molte difficoltà a scriverti la tradizionale letterina a nome dei cittadini della Tuscia.

Non so proprio cosa chiederti.

Negli anni scorsi c'era sempre qualcosa che desideravamo. Ma oggi come si fa...

La città termale ospita 100mila persone all'anno. Ed è un ottimo biglietto da visita per Viterbo.

Il salone internazionale del libro, già di Torino, ora si tiene al prestigioso polo fieristico della Volpara. Ormai tutte le fiere romane sono allestite a Viterbo. Visto che con la Cassia a otto corsie e la metropolitana leggera in mezz'ora dalla capitale si arriva nella Città dei Papi. Certo non si arriva proprio al centro ma al raccordo semianulare della città, sì.

E poi abbiamo tutti i turisti che vengono nella Tuscia con la Trasversale dal Porto di Civitavecchia per vedere il palazzo Papale, le tombe etrusche, Bomarzo, Caprarola, Bagnaia.

Insomma una pacchia infinita caro babbino Natale.

E quindi non so proprio cosa chiedere. Ecco forse una cosa ci sarebbe: fa in modo che i biglietti per Londra costino un po' meno. Eh sì, perché quest'anno molti viterbesi hanno deciso di partire dal nostro aeroporto internazionale per fare due passi a Piccadilly Circus. Tanto per fare qualche regalo per Natale.

Ti ricordi quando ti chiedevamo di avere un aeroporto? Anche quella volta ci hai esaudito. Era il 2752. In Italia regnava Silvio De Silvi XXIV.

L'ultimo desiderio è stato nel 2999 per i nostri cagnoletti. Ora il canile comunale prevede delle piccole villette singole con bagno per ogni ospite. I cani della regina Elisabetta XXXVI d'Inghilterra, dei simpaticissimi Welsh Corgi Pembroke, ci vengono in villeggiatura per respirare un po' di aria di montagna.

Insomma. Qui si sciala. Anche se tutto questo ci fa rimpiangere i Natali raccontati dai nostri tris-tris-tris-tris-trisavoli. Quando ancora erano mille i nostri desideri...

La leggenda narra che le strade erano piene di buche, che il traffico era talmente male organizzato che per arrivare dalla Cassia sud all'Ipercoop ci volevano un paio d'ore. A ricordo della mitica città della monnezza e delle buche in strada come crateri lunari è stato creato una sorta di museo all'aperto in strada Bagni. Fu inaugurato nel 2011 dal podestà dell'epoca, o forse si diceva sindaco, tal Giulius Marinus e dal duce, o forse si diceva all'antica presidente, Marcellus Merois.

Entrambi passati alla storia della città per aver avviato l'importante progetto turistico: “Non spendere milioni per andare sulla Luna, i veri crateri ce li abbiamo solo noi”.

Dopo l'avvio del progetto la città dei Papi è vissuta grazie al turismo crateristico e agli immondezzai più belli d'Europa.

E allora auguri babbino per questo Natale del 3015 D.C.

Ernie Souchack
A nome di tutta la Tuscia


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