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Lettere - Da Porta Romana a Porta Fiorentina non c'è alcun mezzo di collegamento
Pendolari abbandonati da treni e autobus
Viterbo - 2 dicembre 2010 - ore 3,30

I pendolari
Riceviamo e pubblichiamo - Circa un anno fa, Trenitalia, senza alcuna preventiva informazione o coinvolgimento dei viaggiatori, ha deciso di limitare la circolazione dei treni tra le stazioni di Porta Romana e Porta Fiorentina.

Il transito ferroviario tra le due stazioni resta chiuso per dieci ore, ogni giorno, e tutti i treni arrivano e partono dalla stazione di Porta Romana.

Una decisione irresponsabile, che ha gettato nel caos centinaia di innocenti viaggiatori e che sta penalizzando in maniera grave, senza logica alcuna, non solo i pendolari che abitano a nord della città, ma soprattutto quelli provenienti dai Comuni limitrofi a Viterbo, che rientrano dal lavoro nel pomeriggio.

Fa rabbia pensare che tanti pendolari, già vessati da una tratta maledetta, magari dopo aver speso quattro ore nel trasporto giornaliero, viaggiando peraltro in condizioni di precaria sicurezza, debbano scendere alla stazione di Porta Romana e proseguire a piedi fino a Porta Fiorentina o viceversa.

Per alcuni di loro tra l’altro il viaggio non finisce a Viterbo: c’è chi deve raggiungere le stazioni di viale Trento o viale Trieste e prendere un altro treno o un autobus per il ritorno a casa.

Ciò che più sconcerta è che durante tutto l’anno non è stato mai attivato un servizio di collegamento tra le due stazioni con bus sostitutivi.

Trenitalia ha ritenuto, invece, opportuno svolgere sin dall’inizio un servizio-spola per i propri macchinisti e capotreni, che per spostarsi da una stazione all’altra viaggiano in taxi. Ma chi paga questo servizio e quali sono i costi?

L’aspetto paradossale della vicenda è che, da alcuni mesi, il treno che arriva a Porta Romana alle 17,45 non termina la corsa, ma riparte subito per Porta Fiorentina senza effettuare servizio passeggeri, lasciando a terra non pochi pendolari. Oltre al danno, come si suol dire, anche la beffa.

Esprimiamo tutto il nostro sdegno verso chi, con provvedimenti così insensati, crea iniquità sociali, colpendo le fasce sociali più svantaggiate, e verso chi costringe il cittadino all’uso dell’auto privata, invece di lavorare per offrire un servizio pubblico migliore e svolgere un’opera di sensibilizzazione al trasporto collettivo nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.

Auspichiamo dunque, prima di intraprendere nuove azioni di protesta, che con l’entrata in vigore del nuovo orario dei treni, a metà dicembre, venga ripristinato il collegamento ferroviario tra le due stazioni, soprattutto nelle ore pomeridiane.

Domenico Picano


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