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Una riflessione sul suicidio del regista Mario Monicelli
Vorrei poter decidere se vivere o morire
di Oreste Massolo
Viterbo - 3 dicembre 2010 - ore 3,10

Oreste Massolo
- Ben strano paese il nostro. Se una persona per di più anziana e gravemente malata non se la sente più di vivere, l’unica alternativa che ha di fronte è quella di buttarsi dalla finestra, un gesto terribile che richiede un grande coraggio.

Si sono ascoltati commenti tanto assurdi, quanto ideologici sull’atto compiuto dal regista Mario Monicelli, definito un uomo disperato e solo, ma anche abbandonato dalla famiglia, mentre era lucidissimo e ancora pieno di fascino, nonostante i suoi novantacinque anni.

Per molti la vita non dovrebbe essere un continuo piacere che si modifica con il progredire degli anni, ma una condanna che devi comunque subire e contro tale castigo non puoi fare nulla, altri decidono che tu, in ogni caso, devi vivere, vivere e soffrire fino ad essere umiliato nella tua dignità di essere pensante e cosciente.

Lo so bene: sono nato per vivere e voglio vivere; la vita, con i suoi alti e bassi, con i suoi problemi spesso molto duri, con le sue gioie talvolta effimere, mi piace e l’amo; non mi sento un depresso.

Non accetto, però, di finire in un letto d’ospedale, ridotto ad oggetto su cui si applicano terapie che mi consentono solo di sopravvivere. Nessuno mi può convincere che tale prospettiva sia da accettare perché la “vita non mi appartiene”.

Chi lo ha deciso? Il Parlamento? Suvvia non scherziamo: temi così delicati e personali non possono essere espropriati: sono nella mia esclusiva disponibilità.

Desidero morire con dignità e non ho la forza per suicidarmi.

In un paese civile Monicelli non sarebbe stato costretto a gettarsi dalla finestra.

Oreste Massolo


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