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Viterbo - Lettere - Scrive Antonio Padula
Viaggio a Pianoscarano tra incuria e degrado
Viterbo - 5 dicembre 2010 - ore 1,30

Riceviamo e pubblichiamo
- Caro direttore,

mi permetto di chiedere di nuovo ospitalità al vostro giornale on-line per denunciare una situazione che mi ha ispirato un titolo: "Con le pezze al... suolo".

Mi sono fatto un giro per il quartiere di Pianoscarano, che amo come se ci fossi nato, e mi sono limitato a poche centinaia di metri di cammino armato di macchina fotografica.

Ne ho tratto uno sconfortante ritratto con l'imbarazzo della scelta fra la visuale meno peggiore... lo sconcio di un cassonetto senza coperchio di fronte al tesoro romanico della Chiesa di Sant'Andrea o la scritta di un adolescente sull'abside della stessa che la "abbellisce" da oltre un anno?

Le siepi e le erbacce incolte di un giardinetto o i tombini semidivelti con i sampietrini rimpiazzati definitamente dall'asfalto?

A proposito di sampietrini... se la memoria non mi inganna, prima dei diversi cantieri che si sono alternati negli ultimi due-tre anni, quelli della piazzetta che si apre a metà fra via della Fontana e via Sant'Andrea erano integri: adesso invece sono frantumati. Chi ci ripagherà di questo danno?

Si potrebbero fare molti considerazioni ma penso che le immagini valgano molto di più delle parole, almeno in questo caso. Al sindaco, all'assessore Arena e a chi dovrebbe segnalare e rimediare allo sconcio che si presenta ai nostri occhi e a quelli dei turisti che scelgono, nonostante tutto, Viterbo, dico solo che c'è un limite alla pazienza dei cittadini.

Non scambino questa pazienza per amore del quieto vivere o disinteresse: anche la sopportazione della inerzia del Comune e della Provincia, rispetto al pericolo rappresentato dall'arsenico nell'acqua potabile è giunta al limite. Le posso assicurare, caro sirettore, che c'è una moltitudine di cittadini e di istituzioni civiche che hanno intenzione di mobilitarsi, democraticamente e senza violenza, ma anche con estrema decisione, perché si faccia quello che si può e si deve fare.

Non ci sono ristrettezze di bilancio che tengano di fronte allo sfacelo del patrimonio storico e architettonico viterbese e, ancora meno, di fronte al pericolo per la salute delle persone.

Stavolta, caro sindaco e caro assessore, le chiacchiere stanno davvero a zero: prima di una risposta scritta mettano in moto le squadre di operai e i tecnici dell'acquedotto e dopo facciano le loro esibizioni mediatiche. Se non ne sono capaci, ne traggano le dovute conseguenze.

Antonio Padula


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