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Congresso Pd- Diretta a cura di Giuseppe Ferlicca
Andrea Egidi eletto segretario provinciale
Viterbo - 5 dicembre 2010

Pd a congresso
Slideshow

Andrea Egidi, nuovo segretario del Pd
Le immagini del congresso del Pd
Enrico Panunzi con Ricci
Alessandro Mazzoli
Mazzoli con Egidi e Dinelli
Giulia Arcangeli con Parroncini
Aldo Fabbrini con il segretario uscente Allegrini
Severo Bruno
Enrico Panunzi
Angelo Allegrini
Beno Salvatori
Enrico Panunzi
La platea
Enrico Panunzi cita Neruda e si battibecca con la Arcangeli
Ma i due poi fanno pace
Alessandro Dinelli
Si vota
- ore 16,45 - fine - Andrea Egidi neo eletto segretario provinciale. Con il 54% dei voti, mentre Panunzi si ferma al 46%. Alessandro Dinelli sarà il vice, mentre per la figura di presidente, tutto rinviato. In zona Panunzi per ora l'offerta è stata rifiutata.

Egidi, neo eletto, apre il suo discorso ringraziando il segretario uscente Allegrini, il vice Giulia Arcangeli ed Enrico Panunzi. "Per la schiettezza che ha avuto - spiega - quello di oggi è un passaggio stretto. Oggi si certifica una maggioranza politica che non useremo come una clava sul partito. Dobbiamo completare l'organigramma con la presidenza, che deve andare a quella parte che ha preso il 44%. Bisogna tenere conto di tutti. Mettendoci l'umiltà che serve. Dobbiamo metterci più radicamento, più concretezza. Dobbiamo cominciare dall'abc.

I primi impegni, con le prossime assemblee, entro l'8 convochiamo i circoli. La manifestazione dell'11 dicembre va organizzata.

Poi, seguire con attenzione il passaggio del 14 dicembre per la fiducia. Quindi l'assemblea provinciale, che va convocata prima della pausa natalizia. Accanto a questo, un lavoro da subito sui comuni dove si va al voto in primavera. Non in tutti i circoli il congresso è stato sereno. Partiamo da qui.

Penso che sia arrivato il momento di dare vita a un forum degli amministratori. Ho ascoltato con attenzione la riflessione sulla vicenda Talete. Il rapporto con gli amministratori è fondamentale. Il gruppo dirigente non può forzare la mano, deve esserci autonomia, ma occorre discutere. In un luogo che potrebbe essere proprio il forum.

Sento la responsabilità di recuperare un clima e un po' di affetto per questo partito. Ho sempre pensato che la nostra sia stata una discussione seria. Respingiamo alcune metodologia, per cui commentatori entrano a piedi pari nel nostro dibattito. Fanno il loro lavoro. Ma dovremo avere più amor proprio per la nostra baracca. Facciamo scudo. Occorre recuperare iscritti. Il calo è fisiologico, ma c'è anche altro.

Ho saputo che Franco Bruni non ritirerà la tessera. Penso sia una figura importante e penso che debba continuare a essere iscritto al Pd.

Da parte mia ci sarà rispetto, ascolto, umiltà e tenacia".


ore 16,18 - Andrea Egidi eletto segretario con 116 voti su 217- Panunzi raggiunge 100 voti, un pugno in più del previsto. Un voto nullo.


ore 16,04 - Dinelli ed Egidi sono andati al congresso separati per mostrare le differenze. É il parere di Serenella Ranucci.

"Se abbiamo un problema - sostiene Serenella Ranucci – è che lasciamo soli i circoli, soprattutto dove siamo in minoranza nelle amministrazioni. La nostra sfida è stare vicino ai circoli e l'intento c'è nei due programmi di Egidi e Dinelli. Non credo nel partito dei sindaci".

Sulla poesia di Neruda. "Mi spiace avere interrotto Panunzi, ma soprattutto per la reazione scomposta da parte di altri. È la dimostrazione che tra noi ci sono persone che vedono gli altri come nemici".


ore 15,51 - Mentre la votazione prosegue, si riparte con il dibattito e il trilemma di Beno Salvatori. Quello da superare nel Pd con la candidatura di Panunzi. "Non è andata così - spiega Salvatori - vedremo cosa succede, io mi metterò da parte, perché non voglio essere il becchino del partito".

Mentre Bassanelli dei Giovani Democratici si augura che da domani non si parli più di nomi e perora la causa dei giovani. "Molti nemmeno sanno che esiste questo gruppo nel Pd. Non vogliamo prendere in mano i cocci del partito".

E una domanda. "Con quale faccia si va alle prossime elezioni con questa situazione? Come facciamo a chiedere ai nostri attivisti di mobilitarsi?".

Alla ripresa dei lavori, cala il numero dei presenti. C'è chi vota e se ne va e chi resta, segue distrattamente i lavori. Come se ormai fosse tutto detto. C'è attesa per il voto. Dei tre leader del Pd, stamani solo Giuseppe Parroncini era presente, assenti Sposetti e Fioroni.


ore 13,10 - Proseguono gli interventi, c'è quello appassionato di Daniela Bizzarri, quindi tocca ad Arnaldo Sassi, caposervizio del Messaggero di Viterbo.

Affascinato dal progetto iniziale del Pd e e quindi si è iscritto. “Per dare un personale contributo, per passione. Un progetto che faceva sognare. E che oggi non c'è più, lasciando lo spazio a liti e lotte di posizionamento.

A Roma come a Viterbo”.

Dal 33% ottenuto da Vetroni, risultato storico secondo Sassi, si è arrivati a oggi. Meno dieci punti percentuali in meno. “La classe dirigente ci deve dare spiegazioni. Oggi Berlusconi è al capolinea, ma sui giornali e in tv ci vanno Casini e Fini. Il Pd a ruota. Se a marzo si va al voto, il Pd che fa? Nemmeno Bersani lo sa”.

L'analisi del Pd a Viterbo. “Non è mai nato – spiega – ma ci sono i partiti di Fioroni, Sposetti e Parroncini. Uno schema che ha prodotto danni inenarrabili. A cominciare dal fallimento dell'amministrazione provinciale con conseguente fuga del capitano.

Mi dispiace per Mazzoli che è un bravo ragazzo.

Aspetto ancora di sapere perché fu fatta di sabato una conferenza stampa per annunciare l'accordo con l'Udc. E non si è mai fatto. Perché? Mai saputo. Poi la vergognosa vicenda del presidente Talete. C'è di mezzo l'acqua pubblica e noi litighiamo per la presidenza”.

Poi il comune di Viterbo: “I problemi di Viterbo il Pd manco li conosce. Vedo che a parte qualche eccezione, in Comune c'è un gruppo che è completamente assente.

Questo congresso doveva servire a cambiare marcia e invece si continua sulla triade e a riposizionarsi.

Ho scelto Panunzi non per la persona, ma per la proposta politica. E' l'unico tentativo di rompere lo schema dei tre.

Lo dico ai cronisti in sala di Tusciaweb: io non sto con Fioroni. Penso che sia chiaro. Sto col superamento di Fioroni, Sposetti e Parroncini.

Questo partito io non lo sento più mio. Stamattina ero venuto qui per ridare la tessera. Ho sentito Egidi e voglio fare uno sforzo finale di buona volontà”.

Insomma, Sassi scende in politica e spara sul quartier generale. Si spera che il Pd sopravviva alle sue bordate.

Con il successivo intervento del sindaco di Faleria Bianchi, s'interrompono i lavori. Riprenderanno alle 14.30.


ore 12,50 - Alle 11,30 sono scaduti i termini per la presentazione di candidati alla presidenza.

“Non sono arrivate proposte per la presidenza – spiega Aldo Fabbrini –, il mio ruolo oggi finisce con la nomina del nuovo segretario”. Quindi il presidente oggi non sarà eletto, mentre alle 12,30 partono le operazioni di voto.

Tocca ad Alessandro Dinelli. Arrivato terzo. “Ho l'impressione di avere vinto – afferma dal palco – perché ho fatto un giro appassionante tra i circoli. Un esercizio di ascolto e non di retorica”.

Quindi passa ai contenuti di cui il Pd dovrebbe discutere, a partire dalle energie rinnovabili. “La disputa su quale sia la percentuale più democratica non fa bene. Il 44% è importante, ma è altrettanto significativo il 56% non creato al laboratorio e senza nasconderci. Adesso la sfida è non costruire Aventini.

Oggi il rispetto delle regole produrrà un risultato, che non vuole marginalizzare nessuno”.

Dopo Dinelli, iniziano gli interventi dei delegati.


ore 12,40 - “Da tre anni – continua Panunzi – ce le stiamo dando di santa ragione e non usciamo fuori, perché non c'è una proposta chiara.

Dobbiamo creare unità sui contenuti. Se i nostri militanti li mettiamo gli uni contro gli altri, se ci continuiamo a contare, dal di fuori ci contano gli altri e siamo sempre di meno”.

I giochi oggi non sono fatti, secondo Panunzi.

“La mia esperienza mi fa pensare che questo dibattito sia già deciso. Mi hanno fatto notare che non c'è nulla di scandaloso se due candidati si accordano. Vero. Ma potevano decidere di candidarsi uno soltanto, se le linee sono identiche. Non possiamo continuare a contarci. E di conto in conto, chissà dove arriveremo.

Ieri c'è stato un incontro della mia area . E' riduttivo riferirla a questo o a quel politico, ma ho visto una passione che è nata. Da questo partito, ve lo dico, nessuno di noi se ne va. Rimaniamo qui. La lotta non è finita, vogliamo ancora giocare, ma basta truccare le carte. Il mazzo è logoro, cambiamolo. Solo così riusciamo a stare dentro il partito”.

Quindi Panunzi cita un passo di una poesia di Neruda. Ma qualcuno non è d'accordo. E allora: “Mettiamola ai voti, se lo è o meno – ironizza – chiamiamo la commissione di garanzia”.

Non basta.
“C'è stata una sorta di criminalizzazione – spiega – del consenso che ho. Una criminalizzazione priva di qualsiasi senso. Un consenso che ho ottenuto lavorando, ma che si condanna o meno a secondo della bisogna”.

“Faccio un augurio agli iscritti e ai delegati, oltre che al segretario – conclude – oggi è il 5 di dicembre, ritroviamoci qui anche con altre persone. Auguriamoci che fra un anno possiamo dirci: tutti insieme abbiamo fatto la scelta giusta. Comunque vada per me questa è una prova della vita. Vi invito a viverla allo stesso modo”.


ore 12,20 -Tocca a Enrico Panunzi. “Vengo da un partito in cui il segretario provinciale era il segretario provinciale – esordisce – oggi l'uscita di Allegrini sembra passare inosservata. Perché chi si mette al servizio del partito, è al centro delle critiche”.

Sui programmi tutti d'accordo. Ma non su come raggiungerli. “Tanto è vero che non li raggiungiamo, visto che perdiamo. Il Pd nasce tre anni fa eleggendo in modo plebiscitario Allegrini”.

Ma la storia della triade, a differenza di quanto sostenuto da Egidi, non finisce con questo congresso. “Se c'è – spiega – non sarà colpa un po' nostra. Con l'abitudine di fare telefonate ai nostri referenti?

Abbiamo generato confusioni potenti. Con dichiarazioni del segretario sconfessate dal presidente. (di diversa provenienza). Sui temi come lavoro, nucleare, acqua pubblica. Eppure abbiamo discusso.

La confusione va tolta di mezzo una volta per tutte e si deve parlare di contenuti”.

Oggi in congresso è la lotta di due contro uno: “E le lotte di due contro uno ci portano a perdere – continua Panunzi –. Le nostre lotte sono sempre state sui nomi e non sui contenuti. E oggi da dove si parte per fare l'unità? Dal 44% o dal 28%? Questo è un gioco a perdere per tutti.

Io propongo a voi di voltare pagina. E' bianca e scriviamola insieme perché qui nessuno viene a proporre qualcosa di già deciso.

Ho detto no alla presidenza perché parliamo linguaggi diversi, pensare oggi di sistemare tutto con la presidenza è un errore. Perché torneremo a dividerci sui nomi.

Potete benissimo con le chiamate a Roma, mettervi d'accordo su qualche presidente. A me non interessa. Potete convocare l'assemblea a Roma con Fioroni sul presidente. Oggi qui la vicenda è diversa.

Sono venuto qui a fare il ballottaggio perché ho rispetto per gli iscritti, se avessi pensato che i giochi sono fatti non avrei avuto rispetto per me stesso e per chi ha delegato i presenti. Voglio un partito dove chi sta con me non sia più vittima o carnefice. O dove i rapporti cambiano nel giro di pochi mesi.

Anche se avessi avuto il 50% più uno dei voti non avrei comunque vinto. Serve unità”.


ore 11,45 - La parola passa ai candidati. Comincia Andrea Egidi.

“Di fronte a noi dobbiamo far aprire gli occhi agli italiani su come stanno le cose – spiega Egidi con uno sguardo alla politica nazionale – l'Italia cresce solo del 2%, indietro rispetto agli altri paesi europei.

Siamo arretrati economicamente più degli altri. Se si va avanti così, serviranno altri cinque anni per tornare a prima della crisi”.

Il congresso farà superare a Viterbo la logica della triade Fioroni, Sposetti, Parroncini. Egidi ne è certo. “Occorre uscire dalle dispute senza senso, io continuo a pensare che si sono confrontate tre persone serie e lo scivolare sulle dispute non ha reso giustizia a noi. Restiamo tre persone al servizio del partito.

Guardiamo a una gestione unitaria, legata a un quadro nazionale di riferimento, a un partito che non sia la somma d'interessi diversi, ma comunità solidale”.

Primo punto il rafforzamento sul territorio. Filo diretto coi circoli, quindi un quadro d'alleanze nuove per il Pd.

“Ci dobbiamo legare a una discussione nazionale. A partire dalle elezioni del 2011, dobbiamo costruire alleanze credibili e stabili, mettendo in campo idee e progetti chiari”.

Da Viterbo passa tutto. “Sconfitte e vittorie – osserva Egidi – per questo va stretto un rapporto col gruppo comunale. Non farlo sembrare una depandance del Pd”.

Quindi la Provincia: “Si fa tutto e il suo contrario e il governo a palazzo Gentili è subalterno a Roma. Esempi sono la sanità, i rifiuti e il nucleare”.

La mia elezione significherà la nomina di Alessandro Dinelli vice segretario del partito – anticipa Egidi – con un lavoro da fare insieme. Convocando le assemblee e gli organi competenti.

Poi ci sono le amministrative e vanno rinsaldati i rapporti con il territorio. Secondo come andrà la fiducia alla Camera, c'impegnamo a scegliere per Camera e Senatoi nostri candidati con le primarie.

C'è una larga fetta di democratici che vivrà male il voto. C'è il 44% che è importante (quelli che hanno votato Panunzi), ma io non ho mai immaginato un partito che vive a colpi di maggioranza. Soprattutto in un momento come questo.

In queste ore abbiamo provato con Dinelli a trovare uno sbocco unitario, chiedendo a Panunzi d'assumere la presidenza”. Ma l'area Panunzi non ha accettato la proposa di Egidi.

“Penso che noi oggi non dobbiamo eleggere un presidente di maggioranza – continua Egidi – prenderci i giorni, le ore che servono, consegnando poi all'assemblea una presidenza unitaria. Se così fosse, faremo tutti un passo avanti insieme”.


ore 11 - Al via il congresso Pd. Alle undici prendono il via i lavori, presiede Aldo Fabbrini. Due i candidati in lizza per il ballottaggio. Enrico Panunzi e Andrea Egidi. Assenti Fioroni e Sposetti.

Tra i delegati si fa la conta, su chi ha la maggioranza. Sulla carta, Egidi. In sala ci sono tutti i volti noti della Tuscia democratica.

Ad aprire, è il segretario provinciale uscente Angelo Allegrini. Un saluto che è anche un commiato, non essendosi ricandidato.

“La mia è stata una segreteria – spiega – che è stata comunque un'esperienza bellissima e di crescita personale soprattutto nella conoscenza di tante persone, che sono la ricchezza del partito”.

Non solo luci, ma anche ombre.

“Dentro questo partito c'è una dialettica vivace, interpretazioni diverse della politica e provenienze diverse.

Ma quello che ha caratterizzato il Pd in questi tre anni, non è stato tanto lo scontro tra Fioroni Sposetti e Parroncini, ma la dialettica c'è stata su idee di partito diverse”.

Troppe le cose che vanno male nel Paese e per le quali il Pd dovrebbe incidere.. “Ne dico una per tutte. Ci siamo cullati per anni, abbiamo imbrogliato le famiglie, vendendo la nostra facoltà di beni culturali per i giovani di questo Paese e invece abbiamo costruito un laureificio.

Occorre dire la verità anche quando è scomoda e anche dentro il Pd. Sul caso Marrazzo sono stato l'unico a chiedere le dimissioni. Tra le critiche anonime confessate ai giornali.

Il Pd deve far tesoro degli errori fatti da tutti. Non ho dubbi che la nuova dirigenza dei circoli abbia la capacità di guidare il partito.

In questi tre anni sono stato criticato da chi mi voleva più malleabile e da chi troppo avvezzo alla ricerca di una sintesi nel partito. Errori ne ho fatti, forse anche molti. Ma questo è il mio commiato: se li ho fatti, solo nella ricerca di un interesse generale. Cercando di ostacolare la prepotenza da qualunque parte essa venisse.

Dal nuovo segretario mi aspetto che possa e voglia fare lo stesso. Mi auguro che vengano ricordati per aver fatto del bene”.


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