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Lettere - Bagnoregio - Scrive l'ex vicesindaco Erino Pompei
Mi hanno tolto la poltrona, ma non mi lamento...
Viterbo - 11 febbraio 2010 - ore 3,00

Riceviamo e pubblichiamo
Erino Pompei
- Il poeta romano Gneo Nevio, libero e coraggioso come sono i grandi poeti, parlando della potente famiglia dei Metelli, famiglia che imponeva consoli, scriveva: "Fato Metelli Romae fiunt consules" (per caso i Metelli diventarono Consoli in Roma), con evidente ironia.

Rispondevano, minacciosi, i Metelli: "Malum dabunt Metelli Naevio poetae" (i Metelli faranno fuori il poeta Nevio).

Io non sono un poeta, anche se posso divertirmi a racimolare qualche rima in civitonico, ma mi ritrovo nel botta e risposta in metrica fra Nevio e i Metelli.

Con la stessa ironia di Nevio mi sento di dire che la poltrona non mi manca affatto perché ho dovuto lasciarla soltanto in base ad una legge e sempre i Romani, maestri del diritto, affermavano che una legge, anche se non giusta, è: "Dura lex, sed lex".

Tra l'altro, io ho sempre lavorato non su una poltrona, ma su una sedia e se una preoccupazione nutro, essa deriva dal timore che la poltrona di sindaco, usata con rispetto fino ad oggi, possa essere incrinata.

Sono stato messo in lista solo per la paura di non vincere senza la mia presenza e se ho avuto l'incarico da vice sindaco, svuotato di ogni minimo potere, è stato dovuto a resipiscenza, annullata alla prima programmata occasione.

E' ora, però, di non fare più dietrologia, di bandire nostalgia e falsi sentimentalismi, di stare con i piedi per terra e dar vita ad un osservatorio della attività amministrativa nell'interesse della comunità bagnorese.

E' già, oggi, possibile decapitare significativamente questa giunta, ma io ho preferito, per il momento, accettare l'invito del mio partito, la scudocrociata Udc, a non spaccare il partito bagnorese.

Tuttavia non posso tacere le forti e documentate perplessità che suscitano ai miei occhi vari documenti ufficiali comunali che invito formalmente i responsabili ad evitare di "sistemare".

Spero in un sussulto di rispetto della verità da parte di chi non "deve", per tutto ciò che ha avuto, appesantire la vita di un partito che gli ha dato solo onore.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Erino Pompei

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