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D'Alema alla Domus La Quercia per la presentazione del libro di Gianni Cuperlo - Fotocronaca
"La democrazia è in crisi..."
Viterbo - 16 febbraio 2010 - ore 4,30

Massimo D'Alema
Gianni Cuperlo
Andrea Egidi con Stefano Menechini e Massimo D'Alema
La platea alla Domus La Quercia
- “L'Italia è in crisi. C'è la crisi economica, la crisi etica, ma soprattutto c'è una profonda crisi della democrazia”.

Massimo D'Alema, intervistato alla Domus La Quercia da Stefano Menechini per la presentazione del libro di Gianni Cuperlo “Basta Zercar”, spara a zero sul governo esaminando punto per punto le carenze della maggioranza di Berlusconi. Dall'immigrazione all'economia fino alla recente inchiesta sull'operato della protezione civile.

Senza tralasciare le prossime elezioni regionali. “Credo che da questa tornata elettorale – dice D'Alema – ls destra e la sinistra ne usciranno abbastanza equilibrate. Non ci sarà il crollo di Berlusconi, ma neanche quello della sinistra. Sarà una sfida aperta. Per quanto riguarda il Lazio, la Bonino è un'ottima scelta. Il Pd non avrebbe potuto esprimere candidatura migliore”.

A fare gli onori di casa, Andrea Egidi, presidente provinciale del Pd, che ha dato il via all'incontro sintetizzando in poche parole il tema centrale del libro. “Queste pagine sono legate da un filo solido e continuo – commenta Egidi -. Non è un saggio sterile, ma un testo che tenta di offrire un punto di vista credibile che il partito democratico dovrebbe seguire per fare opposizione e dare una svolta alla politica di questo Paese”.

Il titolo dell'ultima fatica di Cuperlo, “Basta zercar” deriva da un'espressione triestina che tradotta significa “basta cercare”. “E' un invito a non fermarsi – dice Stefano Menechini, direttore di Europa -. Perché si sa che la sinistra, per natura, non si ferma mai. Non è mai soddisfatta degli obiettivi raggiunti. Non si arrende”.

“E' proprio così – gli fa eco D'Alema -. Eppure la sinistra ce l'ha un grande difetto. Troppo spesso si arrende all'idea che deve stare sempre all'opposizione. Per cambiare l'Italia e per migliorarla bisogna vincere questa idea. E il libro di Cuperlo fa proprio questo. Propone una via possibile da seguire”.

Per prima cosa, secondo D'Alema, c'è bisogno di analizzare i cambiamenti e i problemi della società per poi riuscire ad affrontarli.

“E' evidente che siamo di fronte a una crisi morale – aggiunge -. Nel governo c'è un uomo, un sottosegretario, che è rincorso da un mandato di cattura per mafia, ma nessuno sembra preoccuparsene.

Berlusconi è riuscito ad addestrare l'opinione pubblica a pensare che sia tutto normale. Non ha mai dissimulato niente. Nemmeno nello scandalo legato alle sue “esperienze” sessuali.

Di certo è stao bravo, ma alla fine chi ci rimette sono tutti gli italiani perché il prestigio del nostro Paese all'estero è crollato vertiginosamente. E questo non è giusto”.

D'Alema ci va giù pesante anche sulla freschissima questione della protezione civile. “Proclamare lo stato di emergenza per ogni cosa che succede equivale a sospendere la democrazia – commenta -. Ora non voglio entrare nel merito delle competenze dei singoli, ma ci tengo a sottolineare che la protezione civile ha esteso a dismisura le proprie competenze e questo non va bene.

Quando io ero al governo – ricorda – mi opposi con forza all'approvazione della sesta proroga dello stato di emergenza nelle isole Eolie. In quell'occasione, infatti, la protezione civile aveva praticamente governato per cinque anni di seguito quelle zone. C'era una vera e propria sospensione della democrazia”.

L'altro problema scottante che il libro di Cuperlo analizza e che D'Alema non tarda a commentare è quello dell'immigrazione. “L'impatto degli stranieri nel nostro Paese è enorme – dice – e se non viene trattato a dovere può diventare drammatico. La legge Bossi-Fini spinge al razzismo, all'intolleranza.

Se il governo rende impossibile per uno straniero raggiungere l'Italia in maniera legale, è più facile che arrivino extracomunitari clandestini. Per non parlare poi dei respingimenti in Libia. Un atto incivile e inumano che del resto è anche inutile. Non dimentichiamo infatti che solo il 6-7% degli immigrati arrivano da lì. Il resto raggiunge l'Italia via terra”.

Ed è proprio parlando di immigrazione che D'Alema torna sulla crisi della democrazia. “Secondo voi – si domanda – è giusto che gli stranieri che vivono e lavorano in Italia da anni non hanno il diritto di voto? Queste persone contribuiscono al Pil dell'Italia, lavorano, pagano le tasse, ma non possono scegliere chi governa. Escludendoli dalla società in questo modo è più facile che non si sentano in dovere di rispettare le leggi. E' anche un problema di sicurezza”.

La platea applaude. Tra gli altri lo ascoltano con interesse Ugo Sposetti, il presidente della Provincia Alessandro Mazzoli e l'assessore Antonio Rizzello.

A fine incontro un "simpatico inconveniente". Un attentissimo uditore chiede di fare una domanda a D'Alema, ma Andrea Egidi, forse preso dall'emozione, se ne dimentica. Non contento l'uomo si avvicina a D'Alema e gli espone una serie di quesiti e commenti sugli argomenti trattati, con tanto di blocchetto di appunti alla mano, "costringendo" D'Alema a salutare la folla in fretta e furia e ad “appartarsi” per qualche minuto con il misterioso ammiratore.

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