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Viterbo - L'assessore provinciale Giuseppe Picchiarelli ricorda l'ex presidente della Repubblica a 20 anni dlla sua scomparsa
"Pertini, un punto di riferimento per gli italiani"
Viterbo - 24 febbraio 2010 - ore 12,15

Giuseppe Picchiarelli
- Il 24 febbraio 1990 moriva Sandro Pertini, il presidente della Repubblica più amato dagli italiani. Molti italiani lo ricordano come un simbolo dei Mondiali del 1982, ma il presidente Pertini aveva alle spalle una lunga e coraggiosa militanza politica.

“Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali. Nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza”.

“Adesso, invece, so che le conseguenze di ogni mio atto si rifletteranno sullo Stato, sulla nazione intera”.

Con queste prime parole il presidente Sandro Pertini giurò alle Camere il 9 Luglio 1978.

Credo che tutti noi abbiamo il dovere civile, morale e politico di ricordare la straordinaria figura di Pertini, ed invito tutta la stampa locale a pubblicare per intero il giuramento pronunciato nella seduta comune di Camera e Senato.

Il ricordo di un uomo così importante per la vita e la storia del nostro Paese deve essere tenuto vivo soprattutto per i giovani, per avere un grande punto di riferimento civile e morale oltre che politico.

Proprio in ricordo ed a testimonianza della straordinaria umanità del Presidente Sandro Pertini e della sua costante attenzione, lungo tutto l’arco della sua vita, all’intreccio fra memoria e giovani generazioni, questo anno abbiamo invitato il Presidente della Fondazione Sandro Pertini, Mario Almerighi, a prendere parte al progetto “Memoria per la Pace”, che si conclude con il viaggio ai campi di concentramento nazisti di Auschwitz-Birkenau.

Ricordare il Presidente Partigiano, il presidente di tutti, può farci uscire dalle foschie di una classe politica italiana, egoista ed incentrata tutta su se stessa e quasi mai propensa ad aprirsi al tessuto civile, sociale e produttivo del paese, se non in modo ipocrita ed opportunista.

Il presidente Pertini ci ricorda che esisteva, (e forse esiste), un’altra Italia, con altri uomini, generosi, capaci di donare se stessi per una causa di Stato, modesti, uomini veri non inclini alla spettacolarizzazione del tutto, ma che sulla propria pelle sono stati capaci di provare gli orrori della guerra e della dittatura nazifascita.

Le sue posizioni sono di una chiarezza ed una attualità impressionante, segno anche questo che le parole dei grandi uomini non tramontano mai. Sarebbe utile rileggere la sua definizione di libertà (parola vuota senza giustizia sociale), la condanna della criminalità organizzata. Ma soprattutto è utilissimo riascoltare la definizione che diede il Presidente di corruzione, specie in questi giorni d’inchieste sulla ricostruzione in Abruzzo e tangenti “sparse” in tutta la penisola.

“La corruzione è una nemica della Repubblica e i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. Dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti.

E l’esempio, soprattutto, deve darlo la classe dirigente, ed in primo luogo, naturalmente, chi vi parla in questo momento”.

Dobbiamo ricordare, perché è proprio nell’esercizio della memoria la costruzione di un futuro possibile, dove il passato, per quanto esso sia doloroso, abbia un senso ed un monito per le giovani generazioni, dobbiamo ricordare il nostro presidente, perché un pezzo fondamentale della nostra storia come italiani, una delle migliori storie.

Con queste commuoventi parole Sandro Pertini concluse il suo giuramento e diventò il nostro presidente: “Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell'amore di patria e nell'aspirazione costante alla libertà ed alla giustizia”.

Giuseppe Picchiarelli

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