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Viterbo - Lettera alle istituzioni della Caritas e Acli
"La povertà assoluta esiste anche qui"
Viterbo - 26 febbraio 2010 - ore 2,30

Riceviamo e pubblichiamo - Signori amministratori,

il caso di P. e G. di cui vi ho segnalato l’esistenza con una lettera del 3 gennaio scorso, non è l’unico in città e per questo motivo ci ritorno, confortato anche dalla Caritas che sottoscrive la presente lettera.

Intanto vi aggiorno sulla situazione della coppia citata:

1)Il 20 dicembre 2009 è stato affittato un appartamentino a S.Martino al Cimino al costo di Euro trecento il mese , del quale è stata consegnata copia del contratto ai servizi sociali. La cauzione e l’affitto sono stati pagati con una raccolta tra conoscenti.

2)Il 10 gennaio 2010, P. e G. si sono sposati presso il Comune di Viterbo.

3)Il giorno successivo hanno iniziato i contatti con i servizi Asl così come richiesto loro dai servizi sociali del comune,… contatti che stanno continuando regolarmente.

4)Il loro medico ha prescritto una serie di analisi e approfondimenti clinici per documentare il loro stato fisico, alfine di verificare esserci le condizioni per avanzare domanda di invalidità.

5)Il 20 gennaio, scadenza del mese, si è provveduto a pagare l’affitto per il mese di Febbraio, grazie ad altra raccolta effettuata tra amici benefattori.

6)I servizi sociali hanno elargito loro un piccolo buono spesa il 4 gennaio ed altro il 18 gennaio per far fronte al pagamento dell’abbonamento al pullman ed altre necessità. Della somma ricevuta, P. e G. hanno dato una parte per il pagamento dell’affitto.

7)Preso atto del percorso iniziato con i servizi della Asl il servizio sociale ha garantito per tre mesi un contributo di euro 150 il mese (così riferiscono gli interessati) per l’affitto.

Non spetta a me “relazionare” ; il Comune ha ottime professionalità che potranno adempiere allo scopo. Però, visto che ho ormai l’opportunità di seguire giornalmente questa coppia, desidero esprimere alcune valutazioni e invitare ad alcune riflessioni.

A)P.: Per motivi di salute non può lavorare, né essere utilizzata proficuamente in attività impegnative. E’ dolorante alle ossa, si stanca facilmente, pur avendo una buona istruzione che non può mettere a frutto per le sue fragilità. Per l’età (50 anni) e per la condizione, non può godere di alcun beneficio di legge (bonus,social card ecc)

B)G.: ha subito un brutto incidente stradale con fratture ai piedi, ma per l’Istituzione non è sufficientemente invalido per godere di un contributo economico. Non può stare a lungo in piedi. Riferisce di aver lavorato in passato in un forno e nell’edilizia (ma non risultano versati contributi a suo favore).Per la vita che ha condotto ha difficoltà a gestirsi da solo e necessita quindi di una guida o supporto.

Da mesi erano in mezzo alla strada , senza casa, senza lavoro, senza amicizie serie (tranne qualche benefattore) e, al di fuori della Caritas e piccoli interventi economici del comune, con la sola prospettiva di vagare da un luogo all’altro alla ricerca continua di aiuto che a volte è stato loro negato.

In Europa , soltanto la Grecia, l’Ungheria e purtroppo anche l’Italia non prevedono nulla a favore di questi che vengono definiti: Poveri assoluti.

In Italia, stando alle ultime statistiche, è del 4% la presenza di tale realtà. Anche a Viterbo e provincia abbiamo di questi casi quasi ignorati dallo Stato ed invece meritevoli di particolare attenzione.

E’ proprio questa attenzione che appunto insieme alla Caritas, ma siamo sicuri di interpretare anche tante altre Associazioni umanitarie, desideriamo richiamare, affinchè il Comune in primis si faccia carico di tale delicata problematica, studiando un programma che nel tempo possa garantire a questi nostri sfortunati cittadini una vita dignitosa e meno esposta all’umore del prossimo.

I problemi che queste persone, ai margini del sociale, debbono affrontare, sono tanti: il cibo, la casa, i trasporti, il lavoro, l’occupazione del tempo libero, le spese per generi necessari (occhiali, vestiario, documenti, ecc).

Sono situazioni di cui occorre farsi carico seriamente.

Garantire ad essi un tetto, anche di un monolocale e consentirgli di muoversi sul territorio ( esenzione ticket trasporti, indispensabili per accedere ai servizi e cercare lavoro…) sarebbe già un buon inizio per dare loro un minimo di dignità.
Da parte nostra, mettiamo a disposizione l’ esperienza , l’organizzazione, e Volontari motivati per concorrere a creare una “rete” di supporto e servizi che rendano “meno dure” le condizioni di vita di questi nostri concittadini.
Si ringrazia per l’attenzione e si porgono distinti ossequi.

Renzo Salvatori
Presidente Provinciale delle Acli

don Roberto Burla
Direttore della Caritas Diocesana

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