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Viterbo - Nel carcere di Mammagialla
Tenta di impiccarsi, salvato da un agente
Viterbo - 26 febbraio 2010 - ore 5,10

Mammagialla
- Tenta di impiccarsi in carcere, salvato da un agente.

Lunedì sera nel penitenziario viterbese si è sfiorata una tragedia.

Bastavano pochi secondi in più e un detenuto, ma soprattutto un giovane, sarebbe morto impiccato.

Un ragazzo, detenuto e molto conosciuto a Viterbo ora recluso per espiazione di pena, ha architettato un sistema per eludere i controlli e accumulare vino in cella. Dopo essersi ubriacato e dopo aver devastato un intero reparto detentivo ha tentato di suicidarsi.

Il ragazzo ha rotto finestre, suppellettili e si è procurato ferite e contusioni in buona parte del corpo, mettendo a dura prova le capacità di intervento di almeno una decina di agenti.

In uno stato di semicoscienza, dovuto appunto alla grande quantità di alcool assunta, il ragazzo ha tentato di uccidersi con una maglietta legata al collo ed al cancello della cella.

Solo il tempestivo intervento di due agenti di polizia penitenziaria, poi subito aiutati da un infermiere, ha permesso che il giovane venisse salvato e consegnato ai medici per le cure del caso.

"Siamo infinitamente grati all’operato dei colleghi – commentano i segretari Luca Floris, Gennaro Natale, Andrea Fiorini, Raimondo Fortuna, Claudio Monzi rispettivamente di Sappe, Osapp, Cisl, Uil e Cgil – prima di tutto perché nel pieno spirito del ruolo del corpo hanno agito salvando una vita umana.

Questo fatto porta tutto il resto in secondo piano. L'azione degli agenti dà la possibilità alla società di conoscere il vero volto degli uomini della polizia penitenziaria ovvero quello di instancabili professionisti al servizio del paese e consapevoli tutori di migliaia di vite umane”.

"Non è facile gestire circa 700 detenuti - continuano i sindacalisti -, oggi ancora una volta i nostri colleghi hanno dato prova, se ancora ci fosse bisogno, di alte doti umane e spiccato senso dello Stato.

Se per strada un passante salva una vita diventa, giustamente, subito un eroe, un poliziotto penitenziario che quasi ogni mese compie un gesto simile, non viene neanche citato.

È opportuno prendere coscienza che nella polizia penitenziaria lavorano uomini e donne di grandi doti morali”.

I sindacalisti spiegano il ruolo degli agenti.

"Oggi ancora di più il poliziotto penitenziario è chiamato a svolgere una vera e propria “missione”, il grave sovraffollamento degli istituti italiani è più che mai sentito a Viterbo.

La situazione, al di là del caso umano specifico - aggiungono i sindacalisti -, a Viterbo è altamente esplosiva siamo al “troppo pieno”.

I detenuti hanno raggiunto circa 700 unità (record storico dopo quello raggiunto la scorsa estate) e per di più si fanno sentire grosse carenze strutturali.

I tagli di bilancio hanno comportato nel tempo crepe strutturali difficilmente sanabili, su tutte il ridimensionamento dei posti di lavoro tra i detenuti.

Per chi non mastica l’ordinamento penitenziario, basti pensare che tutte le pulizie sono effettuate dagli stessi detenuti e se non ci sono soldi per le remunerazioni non ci sono posti di lavoro. Mancano il personale sanitario e gli specialisti (un solo medico, ad esempio, per turno). Il sistema idraulico non è efficiente e talvolta manca l’acqua o, peggio il riscaldamento.

Ma il problema più rilevante è l’assoluta ed inconfutabile carenza di organico.

Ad oggi non è stata assegnata alcuna unità di personale mentre i detenuti sono continuati ad affluire, tanto che proprio in questi giorni la direzione è stata costretta ad aprire il 4° piano di un padiglione che era chiuso per mancanza di personale.

Altro fatto di elevata gravità, e dovuto sempre al sovraffollamento, è quanto accade alla sezione isolamento.

La sezione destinata agli isolati per punizione o per motivi sanitari, ospita attualmente i detenuti che arrivano dagli altri istituti e che sono in attesa di un posto “libero” sui piani.

Da ciò deriva una grave compressione dei diritti delle regole fondamentali dell’ordinamento penitenziario in quanto nella sezione non è possibile attuare nessun tipo di rieducazione.

Nell’istituto operano solo tre educatori che nulla possono dovendo in teoria ascoltare le problematiche di oltre 230 detenuti al giorno ciascuno.

L’istituto si regge solo perche professionalità come quelle della polizia penitenziaria, degli educatori e le altre del sistema penitenziario, con abnegazione e contro ogni rischio, ogni giorno garantiscono il loro servizio allo Stato".

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