:::::    
Logo TusciaWeb
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Civitavecchia | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | TusciawebTV | Velina | Nonsololibri


L'opinione di uno sporco comunista
Non c'è più la corruzione di una volta...
di Valerio De Nardo
Viterbo - 27 febbraio 2010 - ore 3,00

Valerio De Nardo
- Le vicende che riempiono i quotidiani e i telegiornali in queste settimane paiono disegnare il quadro di un Paese in preda a una nuova ondata di corruzione e malaffare, come non si vedeva dalla Tangentopoli di diciott’anni addietro.

La fiction sullo scandalo della Banca Romana andata recentemente in onda sulla Rai ci ha ricordato che possiamo fare un salto di un secolo intero e ritrovare in quelli odierni caratteri più o meno simili agli ambienti del potere dell’Italia crispina e giolittiana.

Ma oggi che l’erede dei Savoia viene plebiscitato dal televoto sanremese, il quadro della corruzione pare non essere più quello di pochi anni fa. Di quando Craxi andava in Parlamento e nelle aule di Tribunale a spiegare e difendere un sistema, di quando i leghisti agitavano i cappi a Montecitorio e i missini lanciavano le monetine davanti all’hotel Raphael.

Quel che manca, oggi, sono i partiti. Confederazioni fra bande organizzate, sistemi infeudati di vassalli, valvassori e valvassini legittimati dal culto del capo hanno sostituito le grandi organizzazioni di massa del dopoguerra.

Certo che tra il Berlinguer della questione morale ed il Craxi di Hammamet non ho dubbio alcuno a riconoscermi nel primo. Ma anche l’altro esprimeva una sua personale interpretazione della vicenda del Paese ben diversa da quella dei nani e delle ballerine che ne hanno preso il posto.

A proposito di personaggi di bassa statura: quante se ne possono dire sulla Dc di Fanfani… Ma il piano casa voluto dal piccolo aretino ha forse trovato qualcosa di simile nei decenni successivi?

Il procuratore generale della Corte dei Conti mette in guardia sul crescere della corruzione in Italia e, come scriveva qualche giorno fa il professor Aldo Schiavone su La Repubblica, quel che colpisce di più nella relazione dell’alto magistrato è «l’irrimediabile buio di questa cupa autorappresentazione» di «una nazione in via di dissolvimento morale, ormai in balia di una disastrosa deriva di comportamenti».

Per questo Schiavone ci invita a guardare negli occhi il pericolo che abbiamo di fronte. «Se questa immagine fosse realistica staremmo correndo tutti un incalcolabile rischio: la completa decomposizione del nostro tessuto civile».

Corruzione e democrazia possono coesistere se nella società si generano anticorpi, altrimenti «se si verifica questa sorta di collasso generale, è la stessa democrazia che non regge più: perché non esistono più interesse generale né bene comune, ma solo una somma feroce di arbìtri individuali che non riconosce altro se non la sua immediata soddisfazione».

E’ qui che la politica può e deve giocare il suo ruolo combattendo la corruzione, suscitando anticorpi invece che rassegnarsi «scambiando la resa per realismo». In questo senso mi sento di condividere parola per parola il richiamo che Schiavone fa alla Sinistra sulla necessità di considerare la questione morale, per prima cosa «una questione di politica: i suoi contenuti ideali, il suo stile, il suo immedesimarsi nella democrazia. E’ da qui che si deve ripartire».

Leggendo delle pantomime di questi giorni intorno alle candidature, dell’uso strumentale di temi programmatici per nascondere banalissimi posizionamenti elettorali, si rimane purtroppo sconfortati, come se non vi fosse possibilità di evadere da un sistema che divora sé stesso.

Nel frattempo cresce il disagio sociale, la disoccupazione, la precarietà lavorativa ed esistenziale, il degrado della scuola e dell’università, l’incapacità della famiglia non solo di rimanere unita, ma di mantenere almeno quel ruolo di ammortizzatore sociale che ha svolto per decenni. E’ possibile che la politica non se ne accorga? E’ possibile che nell’arena si scontrino soltanto eletti e candidati in cerca di collocazione, mentre intorno tutto va a rotoli?

Dopo questa tornata elettorale, a meno di una precipitazione politica e istituzionale, per tre anni il campo potrebbe rimanere sgombro da appuntamenti elettorali di portata generale. Sarebbe il momento buono per mettere mano alle tante (vere) riforme di cui sia il sistema istituzionale sia la società hanno bisogno.

Ma se si inizia da legittimi impedimenti, inibizione delle intercettazioni e bavagli alla stampa, la strada che si presenta appare non soltanto molto molto impervia, ma soprattutto in aperta contraddizione con i sbandierati intenti di combattere la corruzione e il malaffare.
Ma forse, semplicemente, non ci sono più le mezze stagioni.

Valerio De Nardo

Copyright 2010 TusciaWeb - Chi siamo

Condividi