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Elezioni -Intervengono Scalzini, Gugliotta e Pistilli
Il Pd umilia le donne e la democrazia
Viterbo - 27 febbraio 2010 - ore 5,10

Fabio Scalzini
Riceviamo e pubblichiamo - Il Pd è paralizzato dallo scontro tra le correnti.

Nella ressa di comunicati, dichiarazioni, smentite, che si stanno sovrapponendo da qualche settimana a questa parte, non è facile spiegare ai cittadini cosa stia accadendo nel Pd Viterbese.

Quando il caos è tanto il silenzio dovrebbe essere d’oro. Ma vi sono casi, e il momento che stiamo vivendo è uno di quelli, in cui non si può tacere.

Provenendo dalla grande tradizione del Socialismo italiano, abbiamo partecipato e partecipiamo al Partito Democratico perché siamo convinti delle immense potenzialità di un moderno partito riformista, progressista, di massa, che è finalmente tempo di costruire nel nostro Paese.

Ci appassiona, in questo, la vocazione partecipativa che è stata riassunta da Pierluigi Bersani nel motto: siamo tutti fondatori.

Questo progetto, peró, rischia di essere asfissiato appena nato dalle oligarchie che, cresciute e mantenute dal vecchio modo di fare politica, vissuto come rendita e non come rappresentanza, sembrano incapaci di comprendere i meriti e i bisogni del popolo del centrosinistra.

La scelta del candidato del partito quale presidente della Provincia di Viterbo è un esempio perfetto di come non dovrebbe funzionare il Partito Democratico.

Chiaramente, manifestiamo massima stima per l’ottima persona di Federico Grattarola; il nostro giudizio è, come ovvio, esclusivamente politico e riguarda il metodo seguito per la scelta del candidato.

Noi giochiamo per il partito democratico e per la sua vittoria: vorremmo sapere per chi e per cosa giocano altri.

Una direzione provinciale frutto di equilibri antecedenti perfino al primo tesseramento del Partito - per non dire delle recentissime elezioni primarie! - è luogo dove esercitare mediazioni; non può essere il luogo dove tutti si cimentano in prove muscolari e dove chi può impone la forza di numeri che non ha più alcuna corrispondenza con il consenso interno al partito.

Peraltro, una volta che un circolo importante come quello di Civita Castellana ha chiesto le primarie, ci sono due sole possibilità: 1) si consultano gli elettori, o – se non c’è più tempo – almeno tutti i circoli; 2) si decide tutti insieme.

Una sola cosa non è possibile, né, perciò, tollerabile: che si arrivi all’ultimo momento senza un candidato unitario (e se è per questo senza neppure aver discusso e approvato un programma condiviso), per poi imporlo a maggioranza in un organismo con un evidente deficit di rappresentanza.

Chi si riconosce – ed anzi pretende di dirigere – il partito democratico non può mettere in campo azioni così dirompenti dal punto di vista della tenuta del Partito.

Può farlo solo chi con il retro pensiero guarda nostalgicamente ai Ds o alla Margherita; o chi, per dirla con le parole di Angelo Allegrini pronunciate durante la direzione provinciale, ritiene che questo partito è nato prematuro (!)
Dopo aver accuratamente evitato un ampio coinvolgimento democratico della base, come anche noi avevamo chiesto, e dopo aver derogato pesantemente a regolamenti e statuti per candidare tre uomini alle elezioni regionali, di cui due della stessa mozione congressuale, candidare un altro uomo, per giunta di chiarissima provenienza da un punto di vista delle mozioni congressuali è un segno di scarsa lungimiranza.

In tutto questo, per tre direzioni, abbiamo soltanto sentito parlare di candidati, tatticismi, burocrazie e organigrammi (tutti di sesso maschile); il programma è stato silenziato; non una sola parola di Politica, quella vera, fatta di meriti e bisogni!

Per queste ragioni, in direzione provinciale abbiamo proposto che tutte le parti – divenute ormai fazioni – facessero un passo indietro, per investire, poi, un candidato condiviso, magari una donna di grande autorevolezza, da individuare e investire tutti insieme.

Buon senso spicciolo…
Che non c’è stato.

Si resta con un Pd che ha umiliato la propria componente femminile e, anziché allargare l'alleanza uscente, si ritrova praticamente solo, su una linea recentemente bocciata dai propri elettori nella nostra Provincia, nel Lazio e in Italia.

Ora, la priorità urgentissima è battere il centrodestra, che tanti danni potrebbe arrecare a questa Terra.

Il giorno dopo le elezioni, sarà tempo di un nuovo partito, che decida tra la gente, e non in stanze chiuse a chiave.

Fabio Scalzini Eduardo Gugliotta Massimo Pistilli

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