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Pasticciaccio brutto del centrodestra - Il candidato presidente svela a Tusciaweb tutti i retroscena della vicenda
Meroi: "L'accordo imposto da Roma, mica sono matto"
di Giuseppe Ferlicca
V
iterbo - 28 febbraio 2010 - ore 12,20

Marcello Meroi
- “Non sono matto e non mi va di passare per quello che firma accordi alle spalle degli amici. Mi assumo le mie responsabilità come ho sempre fatto. Ma le mie”.

Nel pieno della bufera successiva alla presentazione delle candidature per la Provincia, in cui l'Udc risulta apparentato con Marcello Meroi, il diretto interessato ripercorre gli ultimi due giorni. Vissuti tra le pressioni di Roma e le scelte di Viterbo.

Il candidato alla presidenza della Provincia per il Pdl, racconta come sono andati i fatti. “Nella serata di venerdì – ricorda Marcello Meroi - sono stato raggiunto telefonicamente dal presidente provinciale dell'Udc Santucci che mi ha chiesto se era possibile incontrarci con Marini.

Io me ne ero andato dalla sede del partito e stavo al palazzetto dello sport. Nel frattempo erano arrivate le telefonate di Maurizio Gasparri e Vincenzo Piso che imponeva, attraverso una lettera che mi era stata anticipata via fax, di fare l'accordo.

Di tutta la documentazione ho le copie degli originali”.

Quindi cosa è successo? “Come mi è stato chiesto da Roma, ho messo in contatto loro due, il presidente Marini e quello Udc Santucci e ci siamo visti la sera”. Discutendo di un possibile accordo. “Che prevedeva una partecipazione minima dell'Udc. Un solo assessore qualsiasi fosse stato l'esito del risultato elettorale”.

La Regione lo impone, i vertici locali lo sottoscrivono e Meroi da il via libera all'apparentamento.

“Alla luce di questo apparentamento – continua Meroi – ci sono state chiamate con Roma. A Viterbo è subito apparsa l'impossibilità di ratificarlo all'interno del Pdl, anche solo limitatamente a un assessore. Resistenze in particolare con gli ex Forza Italia. Quindi alla luce di queste difficoltà, ho avvertito Santucci. Così come ho avvertito Piso, che invece lo voleva. Il discorso per me è finito qui.

A quel punto non abbiamo più avuto sollecitazioni romane e tutto comunque doveva concludersi”. Poi però le cose sono andate diversamente.

“Io sono stanco di essere ritenuto responsabile di una cosa decisa dal coordinamento regionale, in cui sono entrato dopo l'avallo tra la presidenza Udc e Pdl”. Andava forse detto a tutti?

Mi assumo la responsabilità di una corretta informazione che non è stata data – osserva Meroi – ma l'accordo era nato a mezzanotte e morto la mattina per la mancata ratifica, essendoci la manifesta impossibilità di raggiungere un'intesa sul territorio anche solo per un assessore.

Questa è la storia che posso documentare. Io faccio il candidato”.

Sono state ore convulse, in cui sono arrivate chiamate da Roma con Piso su tutte le furie, chiamate anche dal presidente Augello, Aracri. Anche la stessa candidata alla Regione Renata Polverini è intervenuta a favore di un accordo con l'Udc.

“Io – sostiene Meroi - non mi sarei mai azzardato a rilasciare un'autorizzazione all'apparentamento se non preceduto da un atto sottoscritto, di carattere politico regione e provincia. Non sono scemo e tanto meno uno scorretto. Lo dico a tutti. Ognuno si assume le proprie responsabilità”.

Adesso cosa succederà? “Non so sotto l'aspetto procedurale e formale – osserva Meroi – sono stato in tribunale, ma a quanto pare non posso fare dichiarazioni. Di fatto, recepiscono solo le carte, con i presentatori delle liste”.

Sotto l'aspetto politico?
Sono pronto a operare qualsiasi scelta che mi si chieda. Sono un uomo di partito. Altrimenti anche domani mattina posso rimettere totalmente la mia candidatura nelle mani del partito. Io mi assumo le mie responsabilità”.

Pare di capire, che da una parte c'è stata Roma. Dall'altra Viterbo. In mezzo Meroi.

Ripeto – conclude - non sono matto.

Sulla base di una richiesta e della lettera che mi è stata anticipata per email, in cui si diceva che dovevo fare di tutto per fare l'accordo, fare una sintesi, dovevo mettere insieme Udc e Pdl.

Questo ho fatto. L'accordo è stato sottoscritto. Quindi ho firmato. Poi non è stato possibile formalizzarlo sennò si ritiravano i candidati Pdl.

Un errore che ho commesso è stato di comunicare il mancato apparentamento per le forme brevi.

Quindi sono venuti fuori questi due apparentamenti”.

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