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Tutto casa


Elezioni provinciali - Le decisioni romane non convincono Tuscia Vola
L'accordo Pdl-Udc non piace neanche a noi
Viterbo - 3 febbraio 2010 - ore 17,45

Riceviamo e pubblichiamo - Quanto sta accadendo tra il Pdl e l’Udc, assomiglia proprio alla parabola del figlio prodigo: poco o nulla ai figli fedelissimi, tutto al figlio ritrovato.

Peccato che in questo caso il figlio, con ogni probabilità, anche vista l’età anagrafica, presto prenderà il posto del padre nella gestione della casa.

L’indizio: sino ad oggi a banchettare, uccidendo allo scopo il "vitello grasso", sono stati solo i centristi dell'Udc viterbese, mentre, tra quasi tutti gli uomini del Pdl & company, serpeggiano sentimenti tra la delusione e il grave malumore.

Già troppe volte, in molti tra gli alleati, si sono sentiti dire: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello che era morto ora è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

Questa volta però, almeno dagli indizi che abbiamo raccolto, a scappare di casa potrebbe essere il figlio primogenito, quello che aveva sempre obbedito al padre e, non aveva mai ricevuto nemmeno un capretto per far festa con gli amici. E chi fugge da una casa, in politica, sempre altra casa trova!

Decisioni romane, si risponde, a chi perplesso chiede giustificazioni in merito alle suddette scelte scellerate. Noi di Tuscia Vola rispondiamo che la pezza è peggio del buco e rivendichiamo la piena autonomia decisionale del territorio nella scelta dei propri rappresentanti.

Altrimenti, i romani oggi ci impongono gli uomini, domani chissà cos’altro. La Tuscia non merita di essere gestita da pochi soggetti che, a mala pena conoscono qualche sala congressi della nostra provincia, dove, una volta all’anno vengono ad elemosinare consensi elettorali; ma poi con tracotante arroganza, questa volta dalle comode poltrone romane, decidono il nostro futuro.

Caro Giulio e Gabriella, forse è il caso che torniate a Roma, o magari fateli venire qui quei signori, a sentire gli umori della nostra gente altrimenti sarà la gente a far sentire i propri umori.

Tuscia Vola

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