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L'angolo della psicologia
Quando si strizza l'occhio...
di Angelo Russo
Viterbo - 3 febbraio 2010 - ore 4,00

Angelo Russo
- Conobbi Alfredo ad un convegno. Le giornate seminariali si svolgevano in un lussuoso albergo sulla riviera romagnola.

Ci si trova in quelle situazioni in cui è facile sperimentare in modo naturale nuove amicizie. Un po’ perché si vive gomito a gomito molte ore della giornata: fasi di lavoro, pranzi, cene e dopocena, magari passeggiando sul lungomare, e un po’ perché si interagisce con persone che solitamente condividono gli stessi interessi.

Alfredo era simpaticamente buffo: ultrasessantenne, fisico asciutto occhi chiari divorziato e sempre a caccia. Di donne, rigorosamente donne. Mi fa: “senti Angelo c’è quell’Assistente Sociale che mi piace da impazzire, l’hai notata? E poi, a te sento di poterlo dire, mi ha guardato più di una volta strizzandomi l’occhio.

Sarà pure un approccio antiquato, di altri tempi, ma a me sembra che ci siano delle possibilità per….” lo interruppi con una fragorosa risata, “ma dai” dissi continuando a ridere, “possibile che non ti sei accorto che lo faceva anche a me? Su non essere geloso, tranquillizzati. L’ho osservata anche io e ho pensato quanto fosse fastidioso convivere con quel tic. Fui quasi dispiaciuto di aver dato quella piccola delusione ad Alfredo. Questo breve ricordo mi offre lo spunto per affrontare un tema che affligge molte persone, i bambini, in particolare, ma anche alcuni adulti: i tic.

Le tensioni emotive accompagnano il genere umano dalla nascita alla morte. Fanno parte dell’uomo. Mente e corpo sono inscindibili. Come il computer ha bisogno dei programmi per essere attivo, così il cervello ha bisogno della mente per mostrare tutta la sua potenzialità. E, si sa, la mente umana è uno dei “programmi” più vasti e più complicati che possano essere studiati.

E, sembra un paradosso, l’unico mezzo che noi abbiamo per studiare questi meccanismi è il nostro cervello e la nostra mente. La psicologia, pur giovane scienza, è riuscita ad accreditarsi un ruolo importante per quanto riguarda la delucidazione di molti comportamenti umani. Pur con gli alti e bassi caratterizzati da successi e sconfitte, molti comportamenti psicopatologici sembrano trovare una spiegazione nella branca della psicologia fondata da Freud: la psicoanalisi. A Freud, ma anche a tanti altri che lo hanno succeduto vanno i meriti di quella enorme mole di lavoro che consente un approccio diverso alla spiegazione del disagio umano.

Non sempre il bambino è sufficiente equipaggiato a contenere una tensione vissuta come minacciosa. Che sia interna o attivata da stimoli esterni non ha importanza, il risultato sarà sempre lo stesso: un profondo senso d’angoscia. Il bambino ansioso appare costantemente in attesa che accada qualcosa di spiacevole a volte di terribile. Senza voler entrare nel merito delle molteplici cause dell’ansia infantile, ci occuperemo della risposta che, in alcuni casi, viene data all’ansia attraverso una reazione di tipo motorio: i tic.

I più frequenti sono quelli facciali, e consistono nella esecuzione improvvisa ed involontaria di determinati movimenti della muscolatura del viso. C’è una vasta campionatura in merito, dallo sbattimento di una o entrambe le palpebre, l’aggrottamento della fronte, piccoli movimenti del mento o della bocca, fino ad un susseguirsi di smorfie. Ci possono essere anche tic che riguardano le spalle, le mani o i piedi, o altri legati alla respirazione: soffiare, sbadigliare, tossicchiare ecc.

L’evoluzione dei tic non è sempre la stessa. Si instaurano all’inizio dell’età scolare verso i 6 o 7 anni e possono variare nel tempo. E’ possibile che rimangano isolati, associati a qualche evento, restare costanti o alternarsi. I tic più frequenti sono quelli che, per fortuna, spariscono spontaneamente; sono legati a diverse abitudini nervose e vengono sperimentati da una percentuale altissima di bambini, sembrano addirittura contagiosi tra coetanei propagandosi, per imitazione, da un bambino all’altro con estrema facilità.

Di tutt’altra natura, e motivo di grande disagio, rappresentano invece i tic cronici, che fungono da “spia” di un sintomo nevrotico stabilizzato. Tra le cause che vengono associate a questi gesti, ossessivo – compulsivi, quelle più accreditate sono di origine psicoanalitica. Il bambino ticcoso, spesso portato a controllarsi molto, attiverebbe un controllo ulteriore sulla propria aggressività latente che si esprime simbolicamente attraverso il tic. Vi sarebbe anche una componente autopunitiva attraverso il rivolgimento su se stessi dell’aggressività.

Il tic tende a diventare una corsia preferenziale per scaricare le tensioni emotive. C’è anche, e non poteva mancare, l’ipotesi di natura, organica. Tuttavia i divergenti risultati neurologici, non consentono di proporre una spiegazione biochimica coerente e condivisa. Al di là della natura del sintomo, ci sono alcune cose che è possibile fare all’insorgere del tic.

L’ambiente familiare è fondamentale per un’ evoluzione favorevole. Derisioni o proibizioni non sono efficaci, al contrario accrescono l’ansia, considerando anche che molto spesso il bambino nega la presenza del disturbo sperimentando un senso di vergogna. Tra le terapie in atto, oltre alle psicoterapie quando il gesto è inserito in una organizzazione nevrotica, risultano efficaci quelle psicomotorie o di rilassamento. Interessante è inoltre la proposta di una terapia di tipo comportamentale decondizionante che risulta efficace quando il sintomo diviene un gesto automatizzato che ha perso il suo significato iniziale. Si chiede al soggetto di eseguire il tic volontariamente di fronte ad uno specchio per una ventina di minuti a giorni alterni o quando è persistente tutti i giorni. In alcuni casi è molto efficace.

Molto simile al tic, è la tricotillomania, caratterizzata dal bisogno di arrotolarsi o accarezzarsi i capelli. Quando esasperata può anche essere motivo di placche di alopecia (assenza di capelli in quel punto specifico). Tra le cause più comuni dell’inizio di questo disturbo si è riscontrata una forte frustrazione associata a: separazione dei genitori morte di uno di loro o legata alla gelosia per la nascita di un fratellino nascita di un fratellino. Tutti gli autori che si sono occupati di questo disturbo hanno associato la causa a due diversi motivi: quella di tipo autoerotico (accarezzarsi) o, al pari dei tic, di tipo autoaggressivo. Lo scopo è univoco: mitigare le proprie tensioni.

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