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Viterbo - Lo ha realizzato Archeotuscia - Il testo è di tatiana Rovidotti
Mura del Duomo, un manifesto per conoscerle
Viterbo - 8 febbraio 2010 - ore 14,20

- Archeotuscia, proseguendo nel suo programma di far conoscere ai viterbesi ed ai turisti l’antica storia della città e dintorni, ha accolto con molto piacere la proposta di Antonio Obino, consigliere del Comune di Viterbo con delega al decoro urbano, per realizzare un manifesto che racconti la storia delle grandi mura che sono sul colle del Duomo.

In effetti, i turisti che vengono a Viterbo e passeggiano per le nostre strade, spesso s’incuriosiscono alla vista di cose insolite e particolari e vorrebbero conoscerne il significato, ma il più delle volte non riescono ad avere risposte adeguate dalla guida turistica in loro possesso.

Si è così deciso di realizzare un cartello esplicativo in varie lingue, posizionato nei pressi della Piazza e nel quale la nostra socia Tatiana Rovidotti, archeologa, guida turistica della Tuscia e di Roma, ha dato la sua spiegazione di quelle mura ciclopiche che sfidano il tempo: è realizzato in italiano e inglese, tradotto poi da Magdolna Marton in francese, da Norma Hengstenberg in tedesco e da Irene Selbman in spagnolo.

Archeotuscia si augura che questo sia il primo di una serie e che possa essere apprezzato dalla cittadinanza e dai turisti.


Il testo del manifesto.

Le mura etrusche del Colle del Duomo di Tatiana Rovidotti:
Questi blocchi parallelepipedi di grosse dimensioni, ben squadrati e visibili all'ingresso della Piazza del Duomo, base del muro di contenimento del Seminario Arcivescovile e del Vecchio Ospedale degli Infermi, sono i resti di mura civiche che attestano l’esistenza di un antico pagus o villaggio di età etrusca, attribuibile alla città di Surrena o Sorrina Vetus o Surna.

La collina del Duomo, come altura elevata e difendibile naturalmente, ben si prestava con la sua ampia vallata di FAVL, ad essere un sito prescelto dalla civiltà etrusca per lo stanziamento di un insediamento abitativo e queste mura ciclopiche ben lo dimostrano. Dopo la facies etrusca seguì quella romana con lo spostamento e la creazione di un nuovo centro che fu analizzato da diversi studiosi del territorio di Viterbo.

Tra questi Francesco Orioli, illustre scienziato e archeologo, che, analizzando attentamente la topografia e le antichità etrusche e romane del territorio di Viterbo, si cimentò nella divisione dei due centri, dedicando un’apposita sezione a questo tema e riportando tutte le fonti letterarie ed epigrafiche note fino a qual momento. In base a queste, ipotizzò la localizzazione di Sorrina Nova sull’altopiano di Riello, a circa tre chilometri dal centro cittadino di Sorrina Vetus (attuale Colle del Duomo) e il Bulicame.

Anche se la storia degli studi su queste due realtà è ricca di numerosi contributi di carattere storico-archeologico di diversi autori (Gamurrini, Gargana, Signorelli, Schneider, ecc.), le uniche fonti disponibili, che contribuiscono realmente a formare un mosaico d’informazioni più complete ed esaurienti su Sorrina Nova, sono le iscrizioni romane afferenti topograficamente alla città, schedate nel CIL XI (Corpus Inscriptionum Latinarum) da Eugenio Bormann dal numero 2996 al 3039 e dal numero 7412 al 7478.

Per Surrena etrusca, invece, è possibile far riferimento a fonti letterarie, mentre le attestazioni epigrafiche non sono documentate. Soltanto esplorazioni archeologiche nei cunicoli al di sotto del Colle del Duomo o nell'area circostante il colle e valle di FAVL potranno ridare probabilmente nuova luce al primo nucleo abitativo della città di Viterbo.

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