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Il corsivo di Bruno
Nessun candidato senza primarie
di Severo Bruno
Viterbo - 11 gennaio 2010 - ore 3,45

Severo Bruno
- Come era prevedibile, la Bonino, invitata in casa d'altri, ha ironizzato sui costumi altrui. E dire che solo ieri, sul Riformista, Goffredo Bettini le aveva riservato giudizi lusinghieri ed una cauta apertura, suggerendo però che la candidata accettasse almeno le primarie, “se non altro per generosità ed anche nel suo stesso interesse”.

A queste conclusioni Bettini era giunto al termine di un articolato ragionamento in cui, denunciata la inutilità di complicate strategie mirate a trascurare il problema Lazio per rafforzare l'intesa Casini-Fini, specie se poi Berlusconi vince, e ribadita la centralità del laboratorio Lazio nel quadro politico nazionale, prendeva atto di quanto non era stato fatto per la scelta di un candidato.

Insomma, si capiva, meglio di niente, non rimaneva che confluire sul nome di un personaggio noto per la fermezza dei suoi principi democratici, anche se non del Pd.

Eppure questo partito, malgrado tutto, cioè malgrado la perenne conflittualità tra i suoi dirigenti e tra le correnti, esiste, ha un ruolo e ci tiene ad esercitarlo. Basta parlare con qualche suo iscritto per trarne conferme schiette, ma purtroppo in pochi usano questa semplice tecnica di autocoscienza, prima di parlare a suo nome.

Perciò, non si può proprio condividere il criterio che prima si scelga un candidato e poi si lancino le primarie per confermarlo, come sembra sia stato proposto alla Bonino.

I padri costituenti hanno voluto fortemente le primarie quale strumento per la scelta delle candidature, per favorire la partecipazione e per assicurare il rinnovamento della classe dirigente; non si tratta quindi di una decisione estemporanea e di poco peso abolirle o rispettarle, ma coinvolge il modo stesso di pensare il partito e il suo funzionamento, qualificando la maggioranza che lo governa.

Perciò non dovrebbe esserci nessun candidato e nessuna alleanza, né a Roma né a Bari, capaci di far superare al Pd il suo stesso Dna. Anzi, vista l'importanza dell'argomento, non sarebbe superfluo che tutti gli iscritti chiedessero ragione di tante titubanze.

Severo Bruno

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