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Lavorano nella logistica e come fotoreporter per la missione Onu - Il racconto della moglie e madre Laura Orlandi
Terremoto ad Haiti, padre e figlio viterbesi salvi per miracolo
Viterbo - 14 gennaio 2009 - ore 0,05

Roberto Dormino
-Padre e figlio viterbesi sopravvissuti alla catastrofe di Haiti. Il racconto della moglie e madre che è in questi giorni nella loro abitazione in città.

Il figlio è salvo per miracolo, grazie a un servizio fotografico.

Marco Dormino, 34 anni di Viterbo fotoreporter della missione Onu, ha rischiato di morire durante il terribile terremoto. Ma proprio il suo lavoro lo avrebbe salvato.

Il suo ufficio, infatti, come ha spiegato la madre, raggiunta telefonicamente nella casa di via San Biele, si trova vicino al quartier generale dell'Onu che è crollato.

“Dieci minuti prima della scossa - racconta Laura Orlandi, moglie di Roberto - Marco era nel quartier generale della missione delle Nazioni Unite Minustah, che poi è crollato, nel centro di Port-au-Prince. Marco ci ha detto che se ne era appena uscito per fare un servizio e questo lo ha salvato. Un miracolo".

Il fotoreporter viterbese avrebbe potuto fare la fine, infatti, di molti suoi colleghi che sono rimasti sotto le macerie del quartier generale della missione delle Nazioni Unite Minustah.

Nella missione Onu lavora anche suo padre Roberto Dormino, 61 anni, capo della logistica. Anche lui sopravvissuto alla tragedia.

"Mio marito Roberto - racconta sempre la signora Laura Orlandi - mi ha svegliato ieri alle 4,30. Mi ha detto ciò che è accaduto. E' stata una cosa tremenda. Ci sono solo polvere, dolore e lamenti dappertutto.

Mio marito mi ha raccontato di aver sentito come un tuono e ha pensato che stesse per piovere. Poi è arrivato quel terremoto tremendo. Ora mi sono un po' tranquillizzata perché ho saputo che mio figlio e mio marito sono in salvo, ma non riesco a non pensare a tutti i nostri amici di cui non sappiamo nulla. Con mio marito ci siamo sentiti tre volte per telefono”.

Roberto, un ex pilota dell'aviazione dell'Esercito e veterano di missioni internazionali, è da cinque anni ad Haiti.

Per sua fortuna non lavora al quartier generale, ma nella zona dell'aeroporto, in strutture prefabbricate che non sono state toccate dal terremoto. Col figlio si è rivisto alcune ore dopo la scossa, anche se aveva saputo da amici che stava bene.

"Nell'ultima telefonata– continua la signora Laura –, ieri intorno alle 22,30, mio marito Roberto mi ha detto che si sentono ancora scosse di terremoto. Ma ormai ci sono abituati. Probabilmente si tratta di scosse di assestamento.

Per sicurezza ha deciso di dormire in ufficio su una branda. Roberto è molto provato, anche perché ha saputo che alcuni responsabili della missione, amici suoi, sono morti. Mio figlio, Marco, che da due anni lavora per l'Onu, mi ha detto mio marito che sta fotografando ciò che sta accadendo.

Con quello che è accaduto, ovviamente non è molto importante, ma mi ha detto anche che la nostra casa ad Haiti è rimasta in piedi".

Come dire un segno di speranza.

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