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L'opinione del sociologo Francesco Mattioli
La Bonino scontenta i cattolici del Pd, come volevasi dimostrare
di Francesco Mattioli
Viterbo - 14 gennaio 2010 - ore 1,10

Il sociologo Francesco Mattioli
- Si sapeva che sarebbe andata a finire così. La candidatura di Emma Bonino fa venire il mal di pancia ai cattolici del Pd e più in generale all’elettorato moderato che intravedeva nel Pd un’alternativa al Pdl.

Così, dopo la partenza di Rutelli e il gran rifiuto dell’Udc, stanno arrivando anche le prime defezioni importanti ai vertici del Pd.

Probabilmente si ritiene strategicamente più utile intercettare il voto dell’estrema sinistra e dei radicali che guardare al centro; discorso che forse ha un senso a Roma, anzi in alcuni quartieri di Roma, un po’ meno nelle altre province.

Emma Bonino è personaggio di notevole statura politica e di grande esperienza nell’affrontare i problemi dei diritti umani, doti che le vengono riconosciute da ogni parte politica; una candidatura, quella del Pd alle regionali del Lazio, che appare senz’altro autorevole e potenzialmente vincente, certo in grado di recuperare credito morale dopo l’imbarazzante inciampo di Marrazzo.

Ma tra tanti pregi, ha un difetto, la Bonino: una storia di impegno radicale che l’ha condotta ad opzioni ideologiche ed etiche che spesso vanno in direzione contraria a quelle dei cattolici.

La Bonino ha affermato di andare d’accordo con i cattolici e i credenti, “dall'Africa alle carceri, dagli immigrati al volontariato”. Ma non va d’accordo con i “clericali”. Infatti, scherzosamente la chiamano No-Vat…

Esaminiamo a fondo queste sue affermazioni, che in teoria dovrebbero suonare accettabili per l’elettorato cattolico che occhieggia al Pd.

Oltre all’Africa, alle carceri, agli immigrati e al volontariato – su cui credo che siano d’accordo gran parte degli italiani, da sinistra a destra - la Bonino va d’accordo con i “credenti cattolici” anche quando si parla di bioetica, di aborto, di coppie di fatto, di pillola, di eutanasia, di crocefisso nelle aule, di scuola privata, di famiglia, oppure questi argomenti secondo lei sono da “clericali”?

Leggo sul vocabolario che per “clericale” si intende colui che intende portare il messaggio cristiano nella politica e nella vita civile, tentando di imporlo nella società. Rosmini era clericale? Sturzo era clericale? De Gasperi era clericale? Prima di loro, San Paolo era clericale? E i cattolici impegnati in politica (si suppone anche come cattolici, perché se si è tali si condivide anche un progetto di apostolato, e di proselitismo, altrimenti si è altro, vero Peppe?) sono clericali?

E’la Bonino a dettare la condotta sociale, politica e persino morale dei cattolici, anticipando Gesù Cristo nella valle di Giosafat, a dividere i cattolici buoni (che fanno i radicali) dai cattolici cattivi (che non fanno i radicali)?

I partiti che, seguendo un corpus di valori e un proprio modello ideologico, cercano di imporlo nella società, ritenendo di operare per la giustizia e la verità, sono a loro modo clericali? E di conseguenza, chi è che non è clericale? Forse i radicali? O forse gli anarchici?

Dice: ma la Bonino ce l’aveva con i bigotti. Suvvia, nel XXI secolo ancora ci fanno paura i bigotti e i sanfedisti? E allora, tra i radicali, quanti sono i mangiapreti?

Al tirar delle somme, la Bonino è certa di convincere gli elettori laziali, in buona parte cattolici, delle sue idee?

Il Pd è certo di voler condividere questa distinzione operata dalla Bonino, tra cattolici e clericali, che inquieta gran parte dei cattolici praticanti?

Francesco Mattioli

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