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Viterbo - Alessandro Apollonio, direttore di Angiologia a Belcolle, replica al chirurgo Danilo Nuccetelli
Caso Pelosi, non c'erano fattori di rischio
Viterbo - 25 gennaio 2010 - ore 16,15

Sara Pelosi, la donna morta dopo aver partorito
- “Le linee guida emanate dalle più autorevoli società scientifiche vascolari italiane (società italiana di Angiologia e patologia vascolare e collegio italiano di flebologia) non indicano nessuna profilassi meccanica o farmacologica per le donne sottoposte a cesareo, in assenza di fattori di rischio di rilievo per la malattia trombo embolica venosa. Questo perché il taglio cesareo è un intervento di durata breve, il che lo pone nella fascia di rischio minimo, e perché la profilassi farmacologica può avere effetti secondari, a volte importanti, sulla madre e sul bambino”.

Ad affermarlo è Alessandro Apollonio, direttore dell’Unità operativa di Angiologia di Belcolle.

La direzione sanitaria dell’ospedale viterbese replica all’intervento del dottor Danilo Nuccetelli, relativo alla morte della signora Sara Pelosi avvenuta lo scorso venti gennaio.

Il professor Apollonio è presidente della società italiana di angiologia e patologia vascolare della Regione Lazio e membro del consiglio direttivo nazionale del collegio italiano di flebologia

“Sulla stessa linea di quanto ho appena affermato – prosegue Apollonio - si pone la più importante società scientifica vascolare mondiale (Chest) che nelle linee guida sul tromboembolismo venoso in gravidanza, emanate nel 2008, afferma che in assenza di ulteriori fattori di rischio, l’unica profilassi consigliata, dopo taglio cesareo, è la precoce mobilizzazione. Nel doloroso caso della signora Pelosi non mi risulta fossero noti fattori di rischio di rilievo per malattia trombo embolica venosa.

La citata obesità, che pur non risulterebbe, viene considerata un fattore di rischio debole e ancora non sicuramente accettato. Purtroppo esiste una, anche se non frequente, morbilità e mortalità embolia post-partum, anche in soggetti non a rischio evidente”.

“Stupisce, però – conclude Alessandro Apollonio - che il dottor Danilo Nuccetelli che, in qualità di medico di famiglia, faceva parte del gruppo di lavoro dell’Agenzia di sanità pubblica del Lazio sulla profilassi della trombo embolia venosa postchirurgica, non conosca l’elaborato del gruppo stesso e da lui sottoscritto, peraltro applicato integralmente presso l’ospedale di Viterbo.

Tale documento, nelle raccomandazioni in chirurgia ginecologica, recita testualmente che si raccomanda di adottare come profilassi la sola mobilizzazione precoce per le pazienti sottoposte a chirurgia ginecologica con interventi brevi (inferiori a 30 minuti) e per malattie non oncologiche. I mezzi di profilassi generica (idratazione, evitare cingoli meccanici ecc.) devono essere adottati sistematicamente.

Da medico impegnato da circa vent'anni nella diffusione della cultura della profilassi del trombo embolismo venoso, penso sia necessario evitare i facili allarmismi che, da un lato, portano a uno spreco di risorse e a un incremento di effetti collaterali seri per pazienti, dall’altro, possono generare una banalizzazione della profilassi che mette a rischio la vita stessa degli utenti.

In conclusione, occorre conoscere e attenersi alle linee guida, pur consci che esprimono solo quanto allo stato attuale è noto in quel campo della medicina, astenendosi da giudizi sensazionalistici, non basati su dati di fatto, che le distorcono, fornendo all’opinione pubblica un ritratto non rassicurante della nostra sanità, a discapito delle professionalità che vi operano”.

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