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Lettere - Tiziana Mancinelli sul degrado dei sampietrini del centro storico
Corso, per evitare danni chiudete il traffico
Viterbo - 25 gennaio 2010 - ore 5,10

Riceviamo e pubblichiamo - Fa piangere veramente il cuore vedere cedere la pavimentazione del Corso in numerosi punti a poco tempo dalla conclusione dei lavori.

Sappiamo quanto sia difficile oggi, per qualunque ente locale, realizzare interventi di natura straordinaria con risorse sempre più scarse a disposizione e una mole di competenze che cresce negli anni.

La pavimentazione del Corso è stata accolta come un segnale importante di una politica di rivalutazione del centro che tutti i viterbesi, ne sono convinta, sperano continui nel tempo con iniziative, anche di altra natura, sempre più mirate e organiche.

L’episodio dei sampietrini del Corso che iniziano a “saltare” a poco tempo dall’innesto ci deve però far riflettere su alcune abitudini che noi viterbesi, se veramente amiamo la nostra città, dobbiamo deciderci ad abbandonare. E mi riferisco a quella più dannosa di “passeggiare” al centro con l’auto.

A mio avviso, al di là delle cause tecniche che altri dovranno eventualmente accertare, il transito continuo dei veicoli ha sicuramente contribuito in maniera rilevante a disastrare la pavimentazione nuova di zecca del Corso, come ha giustamente osservato l’altro suo lettore fotografando fedelmente la realtà notturna di questa zona.

E come il Corso ci sono molte altre vie del quartiere antico sottoposte a un continuo martirio e a un irreversibile sfascio dal transito quotidiano dei veicoli che si accentua, toccando livelli insostenibili, soprattutto nelle ore serali. Credo che la prima cosa da fare per salvaguardare il nostro patrimonio architettonico sia quella di evitarne il degrado.

Limitare i danni ulteriori a quelli provocati dall’usura del tempo significa dover effettuare poi interventi di natura straordinaria di minore rilevanza con conseguente risparmio di risorse pubbliche, e quindi dei nostri soldi.

E tra le prime cose da fare c’è senz’altro quella di chiudere il centro al traffico veicolare o comunque ridurlo ai minimi termini, magari cominciando proprio dal Corso. Spero che a questa richiesta si unisca il maggior numero di viterbesi possibile.

Tutti quelli a cui sta a cuore l’immagine e lo stato della nostra Città e per salvaguardarlo sono disposti ad affrontare il sacrificio di fare qualche passo a piedi. Per il resto speriamo che si sviluppi la generale comprensione che ripopolare e far rivivere il centro storico non significa rinzepparlo di macchine, ma intraprendere iniziative e attività di tutt’altra natura. In questo, Città vicine, ma molto più evolute e più avanti di noi nella cultura del territorio, possono sicuramente aiutarci ad imparare qualcosa.

Tiziana Mancinelli

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