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L'opinione di Massolo
Ritorno al nucleare?
di Oreste Massolo
Viterbo - 26 gennaio 2010 - ore 3,50

Oreste Massolo
- Il governo di centrodestra ha deciso il ritorno al nucleare e sono già stati individuati i siti dove verranno costruite le nuove centrali, anche se saranno comunicati solo dopo le elezioni regionali, per non spaventare i propri elettori.

Siamo al classico "fatta la festa, gabbato lo santo", cui siamo ormai abituati.

Trovo per caso, nella mia disordinata libreria, un opuscolo datato dicembre 1986, che avevo fatto stampare, come responsabile dei problemi per l'energia del gruppo del Pci nel consiglio regionale del Lazio.

Il libretto contiene, tra l'altro, un mio aricolo dal titolo: "Dopo Chernobyl: a quali condizioni è ancora possibile parlare di nucleare".

Ne riporto alcuni passi perché mi sembrano di stringente attualità, anche se - incredibile a dirsi - sono trascorsi venti quattro anni.

"Lester, docente di ingegneria nucleare al Massachussetts Istitute of Technology (Cambrige), ritenuto uno di massimi esperti al mondo, dichiara che l'industria nucleare cosi come l'abbiamo conosciuta è morta.

Lester, per la prima volta a quanto mi è dato sapere e con grande lucidità e chiarezza, dà finalmente risposta ad antichi e stringenti interrogativi - spesso derisi - che hanno, per anni, affollato la mente di quanti non hanno mai voluto dire no al nucleare per partito preso, ma hanno sempre posto un problema di sicurezza vera delle centrali.

Nessuno, si è sostenuto fino a oggi, può dare piene garanzie. La sicurezza, si è detto, è sempre in evoluzione; dipende dal modo in cui vengono costruite le centrali; è in relazione ai sistemi di controllo che devono essere sempre più perfezionati, anche sulla base della esperienza.

Lester demolisce questo ragionamento. Parla di un cambiamento radicale. Annuncia una vera rivoluzione che mette anche in questione le megacentrali verso cui è orientata l'industria americana per evidenti ragioni di economicità e verso le quali si era pronunciato il nostro Parlamento, con un voto a maggioranza pentapartito.

Due sono le affermazioni principali nell'argomentare dello scienziato americano.

1) Fino a quando esisterà il pericolo, per quanto remoto, che i reattori siano capaci di provocare incidenti e dare luogo a scariche di radioattività su larga scala, il futuro dell'indusrtria nucleare è quasi zero.

2) Anziché avere dispositivi e persone per limitare i danni, si deve costruire un reattore che, in caso di mancata attivazione dei sistemi di sicurezza, si "auto annulli".

E'un reattore - ecco il concetto fondamentale - che deve essere costretto a funzionare e non tenuto costantemente al guinzaglio come gli attuali.

Il professore cita, in particolare, l'esempio della Svezia dove con il progetto Pius (progetto intrinseco di ultima sicurezza), in caso di cattivo funzionamento, per l'abbassamento automatico della pressione necessaria all'esercizio, una soluzione di acqua e boro si riversa sul nocciolo interrompendo la fissione e disperdendo calore.

L'ingegner Lester così conclude: "Oggi non basta più dire alla gente che le probabilità di disastro sono infitesimali. Si deve far vedere concretamente che nel peggiore dei casi, ma proprio nel peggiore dei casi, non può succedere nulla".

Parole così chiare e nuove non si erano mai sentite. Esse erano non solo attese, ma necessarie"

Così concludevo l'articolo: "Un'inquietante domanda, altrimenti, è destinata a rimanere senza risposta ed è la seguente: per produrre energia che certamente serve al progresso e allo sviluppo del Paese, è "moralmente" giusto sottoporre a un possibile, seppure remoto rischio genetico, le popolazioni? Chi può, in democrazia, avere l'autorità per compiere una simile e sconvolgente scelta?".

A distanza di ventiquattro anni sento parlare di tecnologie superate, a proposito del tipo di centrali cui vorrebbe ricorrere il governo.

Così stanno le cose? Che fine hanno fatto le centrali intrinsecamente sicure?

Credo che il dibattito si debba concentrare su tali tematiche. Sono  necessarie per tanto informazioni oggettive e autorevoli che non possono essere solo di fonte governativa.

Non si può ignorare la discussione, quella più responsabile, che si è svolta negli anni Ottanta. Il nucleare impone chiarezza, non assurde posizioni ideologiche. Occorre un consenso informato, possibile solo se si fa concretamente vedere che nel peggiore dei casi, ma proprio nel peggiore, non può succedere nulla.

Oreste Massolo

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