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Viterbo - Scrive Andrea Scaramuccia (La Destra)
Una via per Varletta non per Craxi
Viterbo - 26 gennaio 2010 - ore 17,30

Riceviamo e pubblichiamo -
In un periodo in cui emerge con forza, in tutta Italia, la richiesta di intitolare vie cittadine a Bettino Craxi, ritengo doveroso fare una valutazione da sottoporre, vostro tramite, alla cittadinanza.

Non volendo minimamente entrare nella valutazione politica del periodo craxiano, ma limitandomi a ricordare come era percepito nel 1993 il leader socialista dalla gente, ritengo sicuramente più utile fare un’analisi di ciò che rappresenta l’intitolazione di una via ad una persona deceduta.

Fino a qualche tempo fa l’intitolazione di una via era riservata a coloro che avevano lasciato un segno indelebile sulla vita di una comunità e per tal ragione si riteneva giusto che i posteri potessero avere la possibilità di conoscere una persona e, magari, approfondirne le azioni. Tale intento racchiude un elemento fondamentale di qualsiasi comunità: non dimenticare e soprattutto riuscire a tramandare un messaggio di generazione in generazione al fine di migliorare.

La memoria è sicuramente il primo passo per rendere una comunità migliore, la memoria non può essere mistificata, né può essere artefatta. La filosofia oggettivista ritiene che i fatti storici debbano essere commentati solo da di chi ha vissuto direttamente l’evento e solo nel momento in cui si verifica l’evento. Valutazioni a posteriori rischiano di essere pervase sia dal relativismo che da interpretazioni di comodo.

Nel caso specifico mi limito solo a sottolineare come la classe politica nel ‘93 fu giudicata dagli italiani come rea di alto tradimento e tale giudizio si è protratto fino ai giorni nostri. Analizzando però la composizione del Parlamento oggi, ci si accorge come la classe politica è cambiata solo in minima parte e che, sostanzialmente, i “burattinai” sono sempre gli stessi.

A quasi venti anni di distanza, quindi, è normale che chi condivideva le impostazioni pre tangentopoli, oggi tenti una riabilitazione di quegli anni. Io ritengo doveroso invece rimarcare con forza la straordinarietà del post tangentopoli, un periodo, purtroppo molto breve, in cui i nuovi volti della politica si erano affacciati sulla scena della ribalta.

Periodo che ha visto enormi cambiamenti, ha visto città cambiare volto, ha visto una classe dirigente stare realmente a contatto con il popolo; c’era, in definitiva, la sensazione che il politico fosse veramente al servizio del cittadino.

Ed è questo quadro politico che fece si che personaggi come Enzo Varletta presero in mano le redini della città. Politici dotati di spirito di servizio, persone che facevano la politica per passione e non per le poltrone, questa era la nuova classe dirigente, questa era la speranza dopo lo sfascio di tangentopoli.

Oggi, invece, si tenta di rimuovere quel breve periodo dell’oro. Si è tornati alla logica del potere fine a se stesso, che esclude qualsivoglia sentimento o nobile proposito; un sistema malandato che tenta di rimuovere un periodo nobile ed uomini nobili per lasciare spazio al nuovo–vecchio modo di far politica.

Come rappresentante del La Destra mi opporrò con tutte le forze affinché il periodo post tangentopoli non venga dimenticato così come non vengano dimenticati i veri protagonisti della politica nuova. Dalle ceneri del vecchio penta partito erano nate An, Forza Italia, Udc, Ds, Margherita, Rifondazione Comunista; oggi ci troviamo con tre Dc, tre Psi, tre Liberali. Se prima di tangentopoli avevamo la Dc, il Psi, il Psdi, il Pri, il Pli; oggi li abbiamo moltiplicati per tre.

Ma cosa ne è rimasto dei partiti post tangentopoli? Chi si ricorda più di quella schiera di nuovi consiglieri comunali che erano pervasi dal sacro fuoco della passione? Quanti dei politici emergenti oggi fa ancora politica? E soprattutto, quanti di quelli che fanno ancora politica la fanno con lo spirito del 1994?

Rispondere a queste domande sarebbe facile, ma il mio obiettivo non è fare polemica, ma semplicemente tentare di far ricordare a tutti quelle persone che hanno creduto nella politica nobile, che hanno sacrificato il loro tempo per dedicarlo ai propri concittadini, quelli che hanno interpretato la politica come servizio e non come privilegio.

In questa ottica va inquadrata la mia richiesta alle istituzioni di intitolare una via ad Enzo Varletta, un consigliere comunale che non ha mai smesso di lavorare per i propri concittadini, una persona che faceva trasparire tutta la sua passione per quello che faceva, una persona che servirebbe molto a questa comunità e che ci manca non solo dal punto di vista umano, ma anche politico.

Andrea Scaramuccia
Dirigente nazionale La Destra

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