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Sara Pelosi
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Riceviamo e pubblichiamo -
Si potrebbe liquidare la "replica" della direzione sanitaria della Asl di Viterbo alle mie considerazioni sulla morte di Sara Pelosi con la battuta cinica che spesso si sente negli ospedali: l'intervento è perfettamente riuscito, il paziente è morto.
Ma la pietà per una morte così ingiusta mi induce a dire con il cuore in mano al dottor Alessandro Apollonio di andarsi a leggere il "Documento di integrazione e indirizzo relativo alla raccomandazione per la prevenzione della morte materna correlata al travaglio e/o al parto" del ministero della Salute.
Se Sara Pelosi fosse un soggetto a rischio e quale fosse il trattamento profilattico che gli si doveva somministrare sarà ormai la magistratura a deciderlo.
Ad essa si dovrà spiegare perché nel corso del precedente parto fu sottoposta a profilassi e non in questa seconda gravidanza e si dovrà spiegare quali valutazioni portarono a tale cambiamento di strategia quando la paziente nel frattempo aveva superato i 35 anni, fatto che di per sé comporta la collocazione in una categoria di rischio più elevata.
Alla politica e ai tecnici compete ora assumere con umiltà decisioni capaci di evitare altri inutili lutti.
Danilo Nuccetelli
Medico membro del gruppo di lavoro per le linee guida sul Tev dell'Asp Lazio