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Viterbo - L'intervento di Angelo Allegrini, segretario provinciale Pd
Va posta una questione morale
di Angelo Allegrini
Viterbo - 29 gennaio 2010 - ore 3,00

Angelo Allegrini
- Caro direttore di Tusciaweb,

mi capita in queste ore di leggere e ascoltare commenti, suggerimenti e critiche, indirizzati tutti nei confronti del Pd, mossi da saggisti, giornalisti, politici e altre categorie dell'ingegno umano, sia alleati che avversari, in verità felici di comminare buoni consigli, utili molto probabilmente più a chi li dà piuttosto per chi li riceva.

E visto che in un modo o nell'altro coinvolgono il sottoscritto, che immeritatamente guida il partito a livello provinciale e le scelte di programma e di alleanze che stiamo cercando di costruire, chiedo ospitalità alla tua testata per consegnarti qualche riflessione aperta e a voce alta.

Io so bene che mai come in questi giorni leggendo giornali e ascoltando le notizie che ci riguardano può sembrare esattamente il contrario, ma credo con fermezza che c'è un nesso fortissimo, un legame inscindibile, fra l'identità stessa del Pd, la causa per cui il partito è nato e l'azione di buon governo delle  cose, la volontà di fare e fare bene e dunque di essere in sintonia con quanto necessario ai cittadini, quello che poi è in ultima analisi ricercato e desiderato dai nostri elettori, la capacità di essere punto di riferimento per far funzionare bene il nostro Paese e con esso i suoi servizi, primo tra tutti, quello critico e sensibile per le sue ricadute sulla vita di ogni famiglia, come quello della sanità.

Non potrei, ma neppure voglio, con questo sostenere e far credere che tutto sia a posto, che ogni cosa funzioni a puntino e nemmeno che potrebbe funzionare come si dovrebbe se solo non fosse che il destino cinico e baro ci mette sempre i bastoni fra le ruote.

Esiste invece un problema serio, che non va nascosto e che io da tempo vado dicendo anche a costo di apparire come voce che grida nel deserto, che non riguarda solo e soltanto il Pd ma che è invece un problema di carattere socio-culturale, direi di educazione e coscienza civica, che non tocca soltanto la politica ma, più in generale, tutti gli aspetti della vita pubblica e privata degli italiani.

Esiste in questa nostra Italia un problema morale. Esiste la necessità di tornare a essere capaci di distinguere ciò che bene da ciò che non è invece consentito, non solo tra lecito e illecito ma anche e soprattutto tra quello che è bene e quello che è male.

Non una categoria applicabile allo Stato o alla pubblica amministrazione perché così facendo porteremmo indietro le lancette degli orologi per tornare nel passato a esempi inopportuni di Stato etico o confessionale che tutto poteva e tutto decideva, ma un aspetto dell'impegno personale degli uomini chiamati a far politica che, prima di ogni altra cosa, dovrebbero apparire affidabili, dimostrarsi coerenti con i programmi che proclamano, onesti negli accenti, nei toni, nelle azioni ed anche nei costumi, nello stile della loro vita.

Oggi, a dispetto di quella che è l'opinione corrente o almeno più diffusa, la politica è invece debole.

Ciò che prevale, con preoccupante frequenza, è l'individualismo più o meno sfrenato; la ricerca dell'interesse particolare a scapito dell'interesse collettivo.

In una fase epocale in cui predomina l'insicurezza e la paura del futuro la ricetta della destra, fatta di stabilità degli assetti e di una figura leader unificante, ha costruito un'identità maggioritaria fatta di messaggi chiari (protezione, libertà, meno Stato, privatizzazione, anche della sanità, come unica risposta efficiente) mentre il centrosinistra negli ultimi 15 anni ha dato un'immagine di se fatta di messaggi indistinti, di instabilità, di leader, di partiti e di governi.

E' in questa cornice che si colloca la nascita e l'azione del Pd, il tentativo faticoso di ricostruire un'identità affidabile, di trasmettere un messaggio più comprensibile e chiaro (chi siamo noi, cosa vogliamo fare) che controbatta la spettacolarizzazione della politica, l'individualismo di piccoli e grandi ras e cacicchi, il meccanismo di feudalizzazione che proprio in queste ore tiene banco nella ricerca delle varie candidature ai diversi livelli e nella scelta di questi cosiddetti "governatori" che sta condizionando tutta quanta la politica nazionale.

Contro tutto questo il Pd sta cercando di opporsi come un baluardo, non di conservazione e di difesa anacronistica, ma di ritorno all'impegno e alla ricerca di risultati che ridiano fiducia agli italiani, che ristabiliscano regole di equità sociale, di merito e di giustizia, che sappiano combattere le radici dell'insicurezza.

Per questo però abbiamo bisogno di chiarezza. E di tempo, per ottenere i risultati.

I miracoli in questo caso non esistono e l'alternativa, semplice, immediata, a quanto pare anche gradita, è la peronizzazione della politica, anche locale.

Con confermata stima.
 
Angelo Allegrini

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