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Lettere al direttore - Giovanni Fonghini ricorda la strage di Acca Larenzia
"Il ricordo straziante di quegli occhi azzurri..."
Viterbo - 8 gennaio 2010 - ore 4,20

Riceviamo e pubblichiamo - Caro Carlo,

ho letto il 6 gennaio la lettera di Matteucci della Destra, che ricorda giustamente i nostri tre giovani Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni.

Io, mio malgrado, per un numero maggiore di anni, ho vissuto in prima persona gli anni di piombo da arrabbiato militante missino del Fronte della Gioventù.

La mattina del 9 gennaio 1978, invece di essere a scuola alla prima ora, ultimo anno del liceo classico Buratti, ero davanti al liceo scientifico Ruffini con gli altri camerati a urlare il nostro sdegno e la nostra rabbia verso un regime che ci faceva massacrare dai terroristi rossi e dagli uomini delle forze dell'ordine: fronteggiavamo la polizia e sull'altro lato della strada i "compagni".

E' bene infatti fare chiarezza su quei fatti: Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta all'uscita dalla sezione missina romana di via Acca Larenzia furono falciati dai colpi di un commando terrorista dell'ultrasinistra, altri rimasero gravemente feriti.

La notizia si sparse subito in tutta Roma: il popolo missino scese in piazza, ci furono degli scontri con le forze dell'ordine. Anche l'allora segretario del FdG Gianfranco Fini fu ferito in maniera non grave.

Stefano Recchioni, già chitarra del gruppo romano rock Janus, viene colpito gravemente da un capitano dell'Arma (spirerà pochi giorni dopo).

Un ricordo straziante e commovente dei suoi occhi azzurri che si spengono lo troviamo nella testimonianza di Francesca Mambro, che lo soccorre subito (testimonianza raccolta in uno libri di Nicola Rao della cosiddetta "Trilogia della Celtica"). Perdonami se mi sono dilungato, ma era giusto rimettere le cose al loro posto.

Quei tre giovani, insieme ad altri anche di colore opposto come Giorgiana Masi militante radicale uccisa nel 1977 dai polizioti in borghese del ministro Cossiga, sono sempre nel mio cuore e mai li dimenticherò.

Perchè, come titola lo stupendo libro di Gabriele Marconi, Io non scordo.

Non per una memoria condivisa, ma per il reciproco rispetto delle memorie altrui.
 
Giovanni Fonghini

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