Andrea Piersanti

Piersanti con il presentatore della serata Federico Meschini

E’ stato questo il tema del sesto appuntamento del festival interamente dedicato alla cultura digitale, in corso a piazza San Carluccio fino al 12 giugno. Quella di ieri è stata una delle serate più coinvolgenti dal punto di vista della partecipazione del pubblico.

A salire sul palco della manifestazione il giornalista, autore e conduttore di programmi per la radio e la tv, Andrea Piersanti, unico ospite della serata presentata da Federico Meschini.

In apertura, il giornalista e creatore della prima banca dati multimediale per il cinema ha illustrato le innovazioni imposte dalle nuove tecnologie su cinema e televisione, spiegando il ruolo fondamentale della Rete nella promozione delle attività culturali.

Piersanti ha dimostrato come tra i due supporti, quello televisivo e quello cinematografico, non ci siano più differenze. Per l'autore, infatti, si tratterebbe in entrambi i casi di immagini in movimento.

Il giornalista si è poi soffermato sul cambiamento dei modelli di business attuali, in cui, secondo Piersanti, si sarebbe invertito il senso della filiera produttiva. Attualmente, infatti il marketing partirebbe dal soggetto e non più dall'autore che, fino a qualche tempo fa, invece era il protagonista di un processo di creazione di idee da proiettare sullo schermo.

Secondo Piersanti si tratterebbe dunque di una nuova ridefinizione della figura dell'autore. Il giornalista ha argomentato le sue tesi, proiettando una serie di immagini.

Sullo schermo si sono alternate immagini di cartoni della Pixar e dello spot elettorale realizzato dallo staff di Obama, che è stato realizzato a partire da quello di una nota birra americana. Attraverso questa proiezione, Piersanti ha voluto dimostrare come sia possibile riprendere immagini e rovesciarle di senso, applicandole in contesti diversi da quelli in cui erano state create.

Il giornalista ha, infine, preso spunto da operazione fatte in Rete, per evidenziare i meccanismi che il digitale offre in termini di riuso dei linguaggi reinterpretandoli in diversi contesti.