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L'alambicco di Antoniozzi
Quanto era bello il telefono occupato
di Alfonso Antoniozzi
Viterbo - 11 giugno 2010 - ore 3,40

Alfonso Antoniozzi
- C'era una volta un tempo felice in cui, se ti capitava di dover chiamare un ente pubblico o privato, una ditta, un ufficio, una compagnia aerea, davanti a te non avevi che due semplici opzioni: o trovavi il numero libero, o lo trovavi occupato.

Quando alla tua chiamata rispondeva il segnale di occupato, complice il disco selettore del telefono che, non avendo il tasto di richiamata automatica, ti costringeva a comporre da capo il numero telefonico, la tua reazione era: "provo più tardi". E te ne tornavi alle tue faccende.

Se invece alla tua chiamata rispondeva il segnale di libero, potevi stare certo che dall'altra parte avrebbe prima o poi tirato su la cornetta un essere umano cui avresti spiegato il tuo problema o chiesto l'informazione che desideravi.

Quel tempo felice è stato soppiantato da un "bastardo" che si è inventato il marchingegno più sadico mai concepito da mente umana dopo la Vergine di Norimberga: il risponditore automatico.
Ora le linee sono sempre libere.

Ventiquattro ore su ventiquattro. Che tu riesca o meno a parlare con un essere umano, è tutta un'altra storia.

Innanzitutto bisogna superare le prime linee di trincea. Ossia seguire le istruzioni della voce sintetizzata che per dieci minuti ti rimbalzano da un lato all'altro del sistema di risposta: "per informazioni premere uno, biiip, avete scelto informazioni, per confermare premere cancelletto, biiip, informazioni, menu principale, per informazioni sui nostri prodotti premere uno, sui nostri prezzi premere due, sui tempi di consegna premere tre, sulle offerte speciali premere quattro...biiiip, avete scelto offerte speciali, per confermare premere cancelletto, biiip, offerte speciali, menu principale, per le offerte speciali di telefonia premere uno, internet premere due...".

Finchè, dopo aver pigiato più tasti voi in un pomeriggio che Benedetti Michelangeli in tutta la sua carriera, finalmente la vocina sintetizzata dice "per parlare con un'operatore, premere nove".

Nove. Noveeeeee!! Ci siamo. Adesso parlo con qualcuno e gli spiego il mio problema.

"Le nostre linee sono momentaneamente occupate, i nostri operatori non sono al momento disponibili, tutti gli operatori sono impegnati in altre conversazioni, la preghiamo di attendere in linea per non perdere la priorità acquisita, risponderà il primo operatore disponibile, il suo tempo di attesa è di venti minuti, ci scusiamo per il protrarsi dell'attesa, la sua chiamata è molto importante per noi".

Segue una selezione di otto battute ripetute all'infinito di una delle seguenti melodie: Per Elisa, Le Quattro Stagioni, Il Valzer delle Candele. O, nel caso di Vodafone, musica da disco gay anni settanta, dio sa perché.

Mentre sei lì incollato al telefono, o al vivavoce (che è lo stesso, visto che devi restare a portata di tiro) e non puoi fare altro che aspettare, pensi ai bei tempi in cui avresti richiamato, magari un'ora dopo, sperando di trovare libero, e proprio nel momento esatto in cui stai dicendo a voce alta "Ma guarda tu 'sti str..."
-"Buongiornosonoclaudiaoperatricequattrosettenovecomepossoesserleutileeeeeeeee?".
-"Ehm, buongiorno Claudia, avrei bisogno di un'informazione sui nuovi piani tariffari."

E la maledetta: "può attendermi un istante in linea?". Un istante? Un istante! Ma se è un'ora che sto attaccato a 'sto coso e ho pure canticchiato otto battute di wearefamily a ripetizione manco fossi la bambina dell'Esorcista!

In questo senso, la peggiore infoline al mondo è quella di una simpatica organizzazione che ha dato alla mia vita un nuovo brivido: quello dell'imprevisto. Da un po' di tempo a questa parte, infatti, tutte le volte che apro la cassetta delle poste è come se giocassi alla roulette russa, visto che dentro potrebbero esserci buone notizie, volantini pubblicitari, cartoline postali, lettere, oppure...una cartella di Equitalia!

L'ultima che mi è arrivata mi informava che non risultava versato il canone di abbonamento Rai. Di quale anno, però, Equitalia non ha ritenuto interessante comunicarmelo.

Cerco di orientarmi tra Mav, numero di cartella, informazioni relative alla tassa... niente. So quando è stata emessa la cartella, apprendo che se non pago entro sessanta giorni vengono a casa e mi pignorano una cosa qualsiasi, mi sequestrano la macchina, mi vengono i brufoli, so dove e quando e come pagare, ma dell'anno per cui non risulta pagato il canone, nessuna traccia. Allora chiamiamoli

Dopo la solita solfa di cui sopra:

"Eeeeequitaliabuongiornosonoserenaaaaapossoesserleutileeeee?" "Serena, ho una cartella emessa da voi, ecco il numero, vorrei sapere a che anno si riferisce".
Tenetevi forte. Ecco la risposta di Serenaaaa.

"Signore non siamo autorizzati a dare queste informazioni per telefono."

Fantastico. Equitalia ha un'infoline che serve a canticchiare le quattro stagioni, e a sapere che da qualche parte ci sta una chiamata Serena che viene pagata per dirti che l'infoline non serve a chiedere informazioni sulla cartella.

A che serve dunque? Oh bella, a dirti come, dove, quando puoi pagare. E a comunicarti l'orario di apertura degli uffici, ossia le stesse fottute informazioni già presenti sulla lettera.

Quello che sfugge agli ineffabili inventori del sistema risponditore multilinea è che questo marchingegno ci sottrae non tanto i denari della connessione telefonica, quanto un bene preziosissimo che spesso diamo per scontato di poter perdere e che invece è l'unica risorsa non rinnovabile che abbiamo a nostra disposizione: il tempo.

Per quanto mi riguarda, a chi mi ruba soldi posso perdonare. A chi mi ruba tempo, no.

Alfonso Antoniozzi


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