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Maria D'Alessandro, di Alleanza Riformista per la Tuscia
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Riceviamo e pubblichiamo -Innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne nel pubblico impiego: questo è il provvedimento varato dal governo. Purtroppo c’è tanta amarezza.
Sì, amarezza, perché non si è tenuto conto del doppio lavoro che le donne svolgono.
Ecco alcuni esempi di tante donne (mamme). Sveglia presto all’alba per preparasi e magari preparare i bambini (i figli) da portare all’asilo, al nido o semplicemente da accompagnare a scuola, poi di corsa in ufficio a lavorare. Si esce dall’ufficio e di corsa a riprendere i figli da portare a casa, e mentre i figli fanno i compiti (e comunque vanno seguiti) bisogna spicciare la casa, lavare, stirare e preparare la cena; finita la cena si rimette tutto a posto e ci si corica sfinite.
Questo purtroppo è: il doppio lavoro di una donna che percepisce solo uno stipendio e solo una contribuzione. E le donne lavorano per un semplice motivo: con un solo stipendio di mille o 1200 euro al mese non ci si vive, avendo una famiglia sulle spalle, affitto o mutuo da pagare, bollette da pagare, mangiare, costi della scuola, vestiti (alla bancarella), ecc.
Ma la delusione maggiore viene da tutti i parlamentari, compresi quelli viterbesi, che hanno dimostrato insensibilità sociale e menefreghismo nelle politiche di genere (magari nei giorni del provvedimento neanche erano presenti in Parlamento).
Nessuno ha considerato che ci sono tante donne che svolgono, oltre a quello casalingo, un lavoro usurante: infermiere, poliziotte, e tante altre mansioni con turni e quant’altro, e non c’è stato nessuno (se non è così sono ben felice di essere smentita) che abbia proposto quanto segue: come esiste la possibilità di riscattare, ai fini pensionistici, gli anni di laurea e/o il servizio militare, perché non è stato proposto che a ogni lavoratrice del pubblico impiego vengano condonati, in termini di pensione, due anni per ogni figlio avuto?
Vi domanderete perché due anni. Conto semplice: nove mesi di gestazione e poco più di un anno di allattamento. Un minimo di vera sensibilità sociale verso chi lavora per una vita e certamente non percepisce gli emolumenti mensili dei parlamentari con relativa pensione d'oro, anche con solo cinque anni di lavoro (un mandato).
Purtroppo si parla molto di pari opportunità e politiche di genere ma nei fatti si fa poco.
Spero che a qualche illustre parlamentare viterbese si accenda la lampadina della saggezza sociale e presenti una proposta di legge in questo senso: ne avranno beneficio le lavoratrici in nero che sono, anche, le loro mamme o mogli o sorelle o semplici amiche.
Maria D'Alessandro
Alleanza riformista per la Tuscia
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