Silvano D'Ascanio

Si apre questa mattina il processo per Silvano D'Ascanio.

Il titolare dell'agenzia pubblicitaria Studio Uno, nella scorsa udienza del 21 aprile, fu rinviato a giudizio dal gup Salvatore Fanti, con l'accusa di aver pubblicato messaggi a sfondo sessuale su un giornale.

Insieme a lui, sono altri quattro i rinviati a giudizio. Alcuni per sfruttamento, altri per favoreggiamento della prostituzione. D'Ascanio, difeso dall'avvocato Marco Ricci, deve rispondere di entrambi i reati.

Il processo a D'Ascanio & Co. prende avvio dall'operazione Love's House, il blitz congiunto di polizia a carabinieri che, nel gennaio 2007, portò al sequestro di 37 appartamenti di Viterbo dove, secondo le indagini, si prostituivano ragazze extracomunitarie.

Durante l'operazione finì nelle mani degli agenti e degli uomini dell'Arma anche una cospicua mole di documenti e computer.

Sarebbero state più di cento le ragazze coinvolte nel giro di prostituzione, cper un giro d'affari di circa 300mila euro.

Secondo l'accusa, l'agenzia di D'Ascanio avrebbe pubblicato su un quotidiano locale inserzioni erotiche molto esplicite, che avrebbero fruttato 50 euro al giorno.

Oltre all'imprenditore, nel blitz, furono arrestati anche Alessio Dottarelli, titolare dell'agenzia immobiliare Mediapoint, e Daniele Califano, immobiliarista, che hanno entrambi patteggiato.

Assolta, invece, l'assistita dell'avvocato Giovanni Labate, perché il fatto non costituisce reato. La donna era proprietaria di alcuni degli appartamenti in cui sarebbero avvenuti gli incontri sessuali tra le prostitute e i loro clienti. "La sua unica colpa - ha spiegato l'avvocato Labate alla fine della scorsa udienza - è di essersi affidata all'agenzia immobiliare per affittare l'appartamento. Ma è sempre stata estranea ai fatti".