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Viterbo - Il 25 giugno la Cgil in piazza contro la manovra del governo
Siamo alla macelleria sociale
di Francesca Buzzi
V
iterbo - 21 giugno 2010 - ore 14,40

Miranda Perinelli, segretario della Cgil
De Rossi, del settore scuola
Guerrini, delle costruzioni
Amatucci, della comunicazione
Proietti, del commercio
- Tagli pesanti ai servizi sociali, fasce deboli penalizzate e nessuna azione concreta contro la crisi.

Queste le ragioni che spingono la Cgil di Viterbo ad aderire allo sciopero generale.

Il corteo partirà venerdì 25 giugno dalla sede del sindacato in via Sargat per raggiungere piazza Verdi dove si terrà un comizio al teatro Unione.

“Il mondo del lavoro è al collasso – spiega il segretario provinciale di Cgil Miranda Perinelli -. Le ore di cassa integrazione ordinarie sono finite da tempo. Le aziende ora si stanno affidando a quelle di straordinaria e continuano a pressare la Regione affinché conceda quelle in deroga”.

La manovra da 25 miliardi di euro del governo Berlusconi secondo Cgil è una vera e propria mannaia su tutti i settori. Dall'edilizia alla scuola, dal commercio alle comunicazioni.

“La provincia di Viterbo – continua la Perinelli, analizzando la situazione locale – deve puntare sulle infrastrutture, sulle nuove tecnologie e sulle bellezze ambientali del territorio. Abbiamo una trasversale bloccata da circa 30 anni nonostante i finanziamenti erogati dalla Regione Lazio.

L'aeroporto è diventato una chimera: tutti ne parlano ma non vediamo azioni concrete. La banda larga non c'è. Invece di favorire l'ambiente e le energie rinnovabili si pensa al nucleare a Montalto”.

“Il settore edile è uno di quelli più colpiti – dice il responsabile di Fillea, Marco Guerrini -. Sono stati persi oltre 1300 posti di lavoro e i progetti per le infrastrutture, anche quelli cantierabili, sono bloccati. Gli ammortizzatori sociali non ci sono quasi più. Lo sciopero è il minimo che possiamo fare”.

Dello stesso parere anche Carlo Proietti, che si occupa del Commercio. “La crisi economica è scaricata tutta sulle spalle dei lavoratori comuni – afferma Proietti -. La Tuscia rischia la chiusura di alcuni ospedali e quest'azione porterebbe con sé il crollo di tantissimi altri settori satelliti come le mense o la vigilanza”.

Grave anche lo stato delle comunicazioni. “La banda larga e la connessione a internet veloce – dice Pompilio Amatucci, settore comunicazione – sono solo un sogno a Viterbo. Se ci si allontana dal centro la difficoltà di connettersi alla rete è sempre maggiore. Tutto ciò non è accettabile soprattutto perché sappiamo benissimo che lo sviluppo e il futuro dipendono proprio dalle tecnologie moderne”.

Preoccupante, infine, il settore scuola. “I precari non hanno un futuro – spiega Giuseppe De Rossi – e i bambini della primaria non possono contare sul tempo pieno come era stato promesso loro dal ministro Gelmini. Solo i docenti di ruolo possono stare tranquilli, ma i tagli al personale sono drastici. In due anni la nostra provincia a perso circa 500 posti. Concordo con i miei colleghi: lo sciopero è indispensabile”.


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