:::::
   
Logo TusciaWeb Tutto low cost
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Roma Nord | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | Corriere2000|
Tutto viaggi


Giallo di Gradoli - La difesa di Esposito accusa gli inquirenti di non conoscere l'equivalente moldavo del cognome di Elena e Tatiana
"Non sapete neanche il nome delle donne"
Viterbo - 22 giugno 2010 - ore 17,00

Gallery
Gradoli, sfilano i testi
Slideshow

I due imputati Paolo Esposito e Ala Ceoban
Paolo Esposito
Ala Ceoban
Il pm Renzo Petroselli e le difese di Esposito e Ceoban
Il pm Petroselli
L'avvocato di parte civile Luigi Sini, che rappresenta Elena Nekifor
L'avvocato di parte civile Claudia Polacchi, che rappresenta la figlia minore di Esposito e Tatiana
L'avvocato di Esposito Enrico Valentini
Il primo testimone, Antonio Marigliano, comandante della stazione dei carabinieri di Gradoli
Il secondo testimone Ulderico Venanzoni, del nucleo investigativo
La corte
I genitori di Esposito parlano con l'avvocato del figlio, Mario Rosati
Enrico Esposito, padre dell'imputato
- Stracci, sangue, registri degli autisti dei pullman che, da Viterbo partono per la Moldavia.

Sono solo alcuni dei dettagli del giallo di Gradoli approfonditi, questa mattina, con i primi testimoni chiamati a deporre davanti alla corte d'assise del tribunale di Viterbo, composta dai giudici Maurizio Pacioni, Eugenio Turco e dalla giuria popolare.

Il giro delle audizioni si è aperto con l'ascolto di alcuni dei carabinieri che, dall'inizio, seguirono il caso di Tatiana ed Elena Ceoban, scomparse il 30 maggio 209 e uccise, secondo l'accusa, da Paolo Esposito e Ala Ceoban.

E' proprio con i carabinieri che, questa mattina, è stato ripercorso dall'inizio il filo delle indagini. Dagli accertamenti sui telefoni di Elena e Tatiana ai controlli sul Bancomat della donna. Dai sopralluoghi negli appartamenti di via Cannicelle e via Piave agli oggetti sequestrati.

Ad aprire il giro delle audizioni, il comandante dei carabinieri di Gradoli, il maresciallo Antonio Marigliano. Il primo al quale Paolo Esposito, il primo giugno 2009, segnalò la scomparsa della donna e della figlia 13enne Elena, poi denunciata il giorno successivo.

"La prima cosa che abbiamo fatto, con Esposito - ha raccontato Marigliano - è stato capire se nella casa di via Cannicelle mancavano oggetti che Elena e Tatiana potevano aver portato via. Dopodiché, abbiamo dato il via ad accertamenti più approfonditi per sapere se potevano essersi allontanate volontariamente in nave o, magari, in aereo, per raggiungere la Moldavia".

La sua deposizione, la più lunga di quelle svolte in mattinata, è andata avanti per più un'ora e mezza. Inframmezzata dalle obiezioni della difesa, che pesava le sue parole, facendo notare a Marigliano come non potesse riportare né le dichiarazioni di altri testimoni, né quelle degli imputati, ma solo fare riferimento ai documenti da lui firmati.

Al secondo teste, il maresciallo Ulderico Venanzoni, è stato chiesto, invece, di fare luce sui rilievi da lui eseguiti nella villetta di via Cannicelle. "Con il combur test abbiamo notato la presenza di macchie di sangue in sei punti della casa - ha spiegato Venanzoni -. Sono stato io ad accorgermi della traccia sul pomello della tenda e di quella sotto la porta, che ho sollevato personalmente. Una cosa che ci colpì, inoltre, fu l'assenza delle tende in cucina. In tutte le altre stanze c'erano. Solo in cucina mancavano".

La difesa di Esposito ha insistito su un sopralluogo eseguito nella villetta di via Cannicelle da Venanzoni, senza che gli avvocati fossero avvertiti. Ma a surriscaldare l'aula è stata, soprattutto, la questione dei "brogliacci".

Si tratterebbe dei registri di due autisti dei pullman che, da Viterbo partono per la Moldavia. Registri che lo stesso Venanzoni aveva consultato, per vedere se, tra i nomi annotati, comparivano anche quelli di Elena e Tatiana, che però non c'erano.

"I nomi in italiano non c'erano - ha affermato l'avvocato di Esposito, Mario Rosati -. Ma quelli in moldavo? Ha controllato se, su quei registri, c'era una certa Ciobanu Elena?". Venanzoni ha risposto che c'era, ma che aveva collegato quel nome a un'altra persona, non conoscendo l'equivalente moldavo del cognome delle due donne. Il pm Petroselli ha chiesto di ammettere tra i due autisti tra i testimoni. Un punto sul quale la corte si è riservata la decisione.

L'ultimo a comparire davanti ai giudici Eugenio Turco e Maurizio Pacioni e alla giuria popolare è stato il maresciallo Francesco Cominetti, che ha confermato di aver eseguito i rilievi fotografici nella villetta.

Nel corso della giornata dovrebbero essere ascoltati altri quattro testimoni: il capitano dei carabinieri di Viterbo Marco Ciervo, Guido Vespi del reparto Ris, la zia di Tatiana Olga Nekifor e il suo compagno Roberto Tognarini. All'appello mancano i marescialli Fortunato Casile e Prisco Villani, assenti in aula, uno per malattia, l'altro perché si trova in missione in Kosovo.


Copyright 2010 TusciaWeb - Chi siamo

Condividi