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Viterbo - Beno Salvatori interviene sulla polemica aperta nel Pd tra compagni e fratelli
Basta perdere tempo a capire se è un buco o un foro
Viterbo - 24 giugno 2010 - ore 19,00

Riceviamo e pubblichiamo - A proposito delle polemiche e relative distinzioni: compagni-fratelli, allinterno del Pd.

Nel 1956, l'Unione Sovietica inviava i suoi carri armati in Ungheria, mettendo in atto una repressione volta a restaurare l'allineamento di questo Stato alla direttiva comunista, dettata da Mosca a livello planetario.

Individualità nella globalità: i paesi dell'est comunista mantenevano la loro esistenza statuale nella misura in cui seguivano scrupolosamente le indicazioni impartite dal Cremlino.

Tutti i movimenti e le azioni erano possibili all'interno di una gabbia, allìinfuori di questa non era consentito andare.

Ricordo bene che mio padre, assieme a molti altri personaggi politici ed intellettuali (Pellicani, Averardi, Reali, Righetti, per citarne alcuni) ebbero il coraggio e lo spirito critico di uscire in quel momento dal Pci, per essere solidali con il popolo Ungherese reo di aver cercato una via socialista alla democrazia popolare non conforme all?ortodossia del politburo e per prendere le distanze da un partito che in sostanza giustificava politicamente e quindi culturalmente l'operato di Mosca.

Oggi noi abbiamo fatto nascere il Pd, ma tutt'ora rincorriamo la parola compagno, dando vita sul significato di questo termine ad un dibattito vuoto e quel che è peggio, per alcuni del tutto autoreferenziale, senza prendere atto che il progetto di sintesi fra cattolici e comunisti, in questa Italia, è di fatto fallito.

Rammento che importanti politici appartenenti al Pci, come ad esempio Napolitano, manifestarono grandi perplessità circa la valutazione dei fatti d'Ungheria e circa la posizione da prendere nei confronti della casa madre Mosca. Ma come alcuni ancora oggi sentenziano, la storia fece il suo corso necessario e così tutto rientrò nei ranghi della normalità.

Ebbene oggi in un percorso definito democratico, personalmente condivido e comprendo, come altrettanto la corrente dei Popolari (oltre ad altre componenti), che in questo Pd è difficile dare luogo ad una idea di democrazia che non venga sopraffatta da schemi ed ipoteche appartenenti al passato.

Ed allora cari fratelli, evitiamo di perdere ancora del tempo intorno alla differenza fra il buco e il foro, offriamo agli Italiani la possibilità di capire che il nostro contribuito nella costituzione del Pd, non serviva per fare numero, ma per dare qualità consistente nel pluralismo di idee non inficiato dal sistema dei partiti di provenienza.

Gli Italiani vogliono innovazione e non la clonazione di partiti vecchi e superati dalla storia.

Bisogna da subito individuare nuovi percorsi, ci siamo tutti stancati di assistere a questo decadimento a cui si vuole portare l'Italia. Chi ricopre incarichi di responsabilità spalmi quest'ultima sul concreto dei problemi che investono direttamente la società civile, è utile anzi indispensabile assumere posizioni coraggiose anche all'interno del Pd.

Le piccole manovre non funzionano più, sono finite con una generazione le tattiche di andreottiana memoria.

In Italia abbiamo introdotto da tempo l'istituto del divorzio consensuale, se la nostra tesi, la nostra libertà di essere quello che vogliamo essere, con i nostri pensieri e le nostre azioni, se le nostre aspettative politiche non dovessero coincidere con quello che si andrà ad affermare concretamente nel Pd, ci sia consentito, almeno questo, di riflettere sul nostro futuro.

Invitiamo quindi i vari Bersani, Sposetti, Fioroni, Marini ed altri, ad un momento di attenta riflessione.

Beno Salvatori Pd


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