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Viterbo - Il commento di Tuscia Vola
Stati generali delle costruzioni: la montagna che partorisce il topolino
Viterbo - 28 giugno 2010 - ore 16,30

Riceviamo e pubblichiamo -  Abbiamo molto apprezzato lo sforzo che i costruttori della Tuscia hanno posto nell'organizzare gli stati generali delle costruzioni e nel rimarcare le necessità di un settore purtroppo decimato dalla crisi economica in atto.

Abbiamo altresì apprezzato lo sforzo congiunto di imprenditori, forze politiche e sindacati nel cercare una risposta concreta, in un settore che da lavoro a molte migliaia di persone nella sola provincia di Viterbo. Non siamo invece riusciti a capire come si voglia contribuire al raggiungimento di questo auspicabile obiettivo.

Abbiamo letto elenchi di progetti che molto difficilmente potranno essere finanziati, come se la risposta alla crisi del settore sia la definizione di cosa deve essere fatto e non il come e con quali risorse, come pure proposte talmente minimali da lasciare stupiti per il marginale impatto che potrebbero avere sul tessuto occupazionale.

In particolare  è sembrato emergere l'obiettivo dell'housing sociale, quasi come una panacea ovvia e naturale ad un problema congiunturale e di ampio spettro. Sicuramente c'è bisogno di housing sociale per le famiglie meno abbienti, ma non può essere la costruzione di case popolari, finanziate con denaro pubblico, la risposta ad una crisi di settore.

Oggi i costruttori sono di fronte ad una sfida epocale: un mercato che diventa globale, la sfida della legalità, dell'innovazione tecnologica nell'edilizia,della qualità dell'ambiente e del paesaggio. Tutti temi che non sono mai stati perseguiti nella città di Viterbo dove, invece, si continuano a costruire palazzi-mostri, che snaturano il nostro passato di cittadina medioevale e pregiudicano il futuro del nostro paesaggio.

La sfida che gli imprenditori dovrebbero cogliere è invece proprio questa: trasformarsi in macchina di innovazione tecnologico-energetico-ambientale. Solo in questo modo il mercato sarà in grado di dare risposte a loro favore, differenti dall'assistenzialismo pubblico invocato durante gli stati generali delle costruzioni.

Volendo fare un esempio si può citare che negli ultimi cinque anni, circa un terzo delle famiglie italiane si è impegnata a ridurre i consumi energetici, sostituendo gli infissi (22,3%), installando isolamenti, con particolare attenzione alla coibentazione (8,7%), adottando sistemi solari e fotovoltaici (4,6%). Inoltre il 64% delle famiglie ritiene che la riqualificazione energetica degli edifici, potrebbe aumentare il valore degli stessi immobili fino ad un 18%.

In altre parole, Il futuro dell’edilizia passa per il rilancio dell’innovazione tecnologica ed il rapporto con il territorio. In gioco vi è la credibilità di tutta una filiera che, mediante qualità imprenditoriali virtuose, potrà svolgere un ruolo di capofila nella riconversione dell’economia a criteri e standard di maggiore sostenibilità ambientale.

Bilanciare i vantaggi offerti dallo sviluppo con la salvaguardia dell’ambiente e la scarsità delle risorse naturali costituisce una sfida comune alle imprese edili. Una delle questioni più urgenti riguarda la gestione dell’energia, ovvero delle opportunità che gli investimenti promossi in ambito energetico possono fornire all’edilizia.

In particolare si sta cercando di stimolare il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, razionalizzando l’uso delle fonti primarie e premiando gli interventi che riducono i consumi e utilizzano fonti rinnovabili. Gli attori primari di questo processo sono costruttori, progettisti, energy manager e fruitori degli edifici, che supportano i costi di gestione.

Gli obiettivi si possono raggiungere se lo stimolo di incentivi e finanziamenti attiva un processo di autoregolamentazione mediante una maggiore consapevolezza dell’utente, al quale il costruttore/progettista dovrebbe presentare efficaci e verificabili soluzioni di risparmio energetico. Diventa quindi importante la fase di pianificazione e gestione degli impianti tecnologici e della manutenzione ordinaria e straordinaria, perché tali benefici siano ottenibili e permangano nel tempo.

Solo così facendo si creano i presupposti affinché le imprese edili viterbesi possano conquistare nuovi e sempre maggiori mercati. Vincendo le sfide di competitività all'interno del settore e non ricorrendo all'assistenzialismo pubblico.

Quando abbiamo proposto l'eco-aeroporto e poi il "modello Tuscia"  avevamo esattamente in mente questa sfida: creare le condizioni culturali (prima) ed economiche (dopo) affinché l'imprenditoria viterbese riuscisse ad innovarsi diventando competitiva a livello nazionale ed internazionale.

Ovviamente la politica deve stabilire le linee guida affinché il "modello Tuscia" diventi un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile, in armonia con l'ambiente ed il paesaggio, da non essere derogato.

L’approccio che desideriamo promuovere non prevede prescrizioni costruttive e/o tecnologiche, bensì la definizione di prestazioni limite da raggiungere e riferimenti con cui confrontarsi, proponendo soluzioni che consentano di raggiungere i limiti previsti. Non si aiutano gli imprenditori ed il settore in genere con forme assistenziali di supporto. Questi sono solo ammortizzatori sociali e non occasioni di sviluppo.

Ovviamente anche l'housing sociale è importante. In questo caso sarebbe già un bell'inizio se le pubbliche amministrazioni comunali e provinciale istituissero uno sportello a supporto dei cittadini per far conoscere tutte le agevolazioni ed incentivi oggi esistenti.

Incentivi che non sono elemosine dello Stato ma nascono da accordi internazionali (es. protocollo di Kyoto) che se non onoriamo saremo costretti a concorrervi con pesanti multe.

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