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L'opinione di un candido democristiano
Addio aeroporto
di Renzo Trappolini
Viterbo - 5 giugno 2010 - ore 3,30

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Renzo Trappolini
Non andava lontano dal vero chi tempo fa sollecitava una riflessione “viterbese” sull’assetto che le norme in corso di attuazione sul federalismo fiscale, sulle città metropolitane e su Roma Capitale determineranno nella struttura amministrativa del Lazio e, conseguentemente, sul futuro di una provincia che conta quanto contano 300mila abitanti in mezzo ad una popolazione di quasi seimilioni.

Ci ha pensato, infatti, la presidente della Regione a dividere il territorio in macroaree per amministrare la sanità, con ciò prefigurando un sostanziale superamento delle dimensioni provinciali.

Non per motivazioni politiche (nonostante il ruolo determinante in Regione e a Palazzo Gentili, ad esempio dell’Udc rigorosamente favorevole alla soppressione delle Province) ma per ragioni più contabili e di buon governo, economie di scala, riduzione di costi, articolazione a rete vasta dei servizi per aumentarne la quantità e si spera la qualità.

Un percorso che dovrebbe far pensare alle autorità, ma anche alle rappresentanze sindacali e dell’impresa - giustamente ritrovatesi di recente per affrontare la crisi generale (e quella particolare della Tuscia) - che soltanto progettando uno sviluppo allargato all’hinterland di Civitavecchia e al nord della provincia di Roma compresa quella confinante col reatino, anch’esso interessato, si potrà avere la forza per farsi “ascoltare a Roma”.

Così ad esempio, per l’aeroporto che, se è una cosa viterbese e non ancorata anche al porto di Civitavecchia, resterà una lettera inviata dall’allora ministro Bianchi all’allora presidente Marrazzo, una buona volontà di studio della società che gestisce gli aeroporti di Roma premiata con l’avvio dell’aumento delle tariffe con cui ampliare Fiumicino e metter a miglior frutto i terreni in Maccarese di proprietà di azionisti importanti ed una promessa di togliere il disturbo a Ciampino senza fare i conti con gli interessi produttivi che lì ha la capitale.

Mancano infatti i provvedimenti previsti per la localizzazione dal Codice della navigazione, e per considerare la scelta di Viterbo come delocalizzazione di Ciampino sono scaduti, salvo errore, i termini (31 dicembre 2008) stabiliti da una specialissima norma inserita nel cosiddetto decreto Milleproroghe del 2007 che prevedeva deroghe al Codice stesso. Senza contare, poi, che mancano i soldi e la crisi ora scoperta pure in Italia non aiuta.

Così ad esempio il futuro della ventina di chilometri mancanti per finire la trasversale.

Quanto costeranno ora? A chi? Senza Civitavecchia e anche l’Umbria, con quale forza si potrà terminare l’incompiuta?

E la riprogettazione della ferrovia dismessa Orte Civitavecchia? E, senza la provincia di Roma, le ferrovie tra la Capitale e Viterbo?

La Roma Nord, come volle l’assessore Dalia, servirà solo Roma, fino a Sant’Oreste o poco vicino, ma per il raddoppio dei binari da Cesano a Viterbo?

Non sono cose facili e nessuno che faccia o abbia fatto politica da almeno dieci anni è in condizione di lanciare pietre. Però, muoversi con un disegno di alleanze territoriali istituzionalizzate elaborato con la partecipazione degli operatori, non sarebbe utile?
C’è qualcuno che ne voglia parlare?

Renzo Trappolini


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