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Viterbo - Francesco Serra ripercorre le tappe della creazione della struttura sanitaria e si oppone alla chiusura
Centro diabetologico, un percorso lungo e tortuoso
Viterbo - 7 giugno 2010 - ore 14,05

Riceviamo e pubblichiamo -
Mi permetto di intervenire sulla ventilata, anzi intimata, chiusura del centro diabetologico della Ausl di Viterbo nella veste di cardiologo ospedaliero più che in quella di consigliere comunale, sebbene il tema e le ricadute che l’eventuale chiusura avrebbe investono direttamente la città di Viterbo e ovviamente chi l’amministra.

E’ bene ricordare che la costituzione del centro è stata preceduta da un lavoro che non ha precedenti nella nostra azienda Asl.

Nell’ipotesi di affrontare la malattia diabetica nell’unico modo in cui va affrontata, e cioè coinvolgendo tutte le professionalità e le specialità che con le complicanze della malattia hanno a che fare quotidianamente, è iniziato un percorso difficile e tortuoso con due obiettivi principali: la diagnosi e cura della malattia diabetica e delle sue complicanze e la costituzione di una rete provinciale che gettasse le basi di una vera politica sanitaria di prevenzione primaria e secondaria su un tema, quello del diabete, che com’è noto a tutti coinvolge migliaia di persone nella nostra provincia.

Il percorso è stato lungo e tortuoso, vi erano da superare suscettibilità personali, difficoltà organizzative, individuare mezzi e risorse.
Nel novembre 2008 è stata organizzata una Consensus, una sorta di “Stati Generali” in cui si ponevano le basi per la costituzione del centro e della rete aziendale.

Hanno partecipato tutte le specialità e gli specialisti coinvolti dell’ospedale di Viterbo e degli ospedali della provincia (neurologi, oculisti, cardiologi, nefrologi,nutrizionisti, psicologi, colleghi della medicina d’urgenza, della rianimazione e del laboratorio analisi e molti altri che mi perdoneranno se non ho citato).

Un risultato che ho ritenuto storico, in un ambiente difficile come quello dei medici, si era riusciti a coinvolgere tante professionalità , su un obiettivo di salute pubblica qual è quello della cura della malattia diabetica e delle sue complicanze.

Da attore non protagonista ho partecipato attivamente perché convinto che quella era la strada giusta per affrontare in maniera adeguata e completa una delle patologie più frequenti e con più complicanze della nostra società moderna.

Tornando al tema apprendo che si vuole chiudere in tempi rapidissimi il centro antidiabetico appena costituito.

Al di là delle ovvie conseguenze per le persone che usufruiscono del centro (qualcuno ama chiamarli utenti!) a cui bisognerà dare delle risposte vorrei capire bene qual’è il problema .

E’ un problema di costi? Mi pare proprio di no. Il personale è tutto dipendente ausl, nessun risparmio si avrebbe dal chiudere il centro.

Per cui svincoliamo questa problematica dal tema del riordino della rete sanitaria promosso in questi giorni dalla Regione Lazio.

E’ un problema di rapporti con strutture private che si occupano di diabetologia?

La soluzione è verificare, razionalizzare e concordare i ruoli e le attività verificando le reali esigenze del territorio e non chiudere il neonato centro.
E’ un problema di gestione e di localizzazione della sede?

Può essere, risolviamolo con calma, verificando altre possibilità e chiarendo se vi sono problemi di natura amministrativa ma nel frattempo l’attività del centro può e deve proseguire.

Mi farò interprete in consiglio comunale di una mozione sull’argomento che sono sicuro coinvolgerà trasversalmente molti altri consiglieri di maggioranza e di minoranza che hanno a cuore la salute pubblica e la prevenzione e la cura della malattia diabetica nella nostra città e nella nostra provincia.

Francesco Serra


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