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Viterbo - Taglio delle prime classi elementari - Elena Angiani solleva il problema
"Abbiamo diritto al tempo pieno!"
Viterbo - 8 giugno 2010 - ore 14,00

Riceviamo e pubblichiamo -
Gentile redazione,

ho appena letto il comunicato inviato da Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals che giovedì prossimo organizzeranno una manifestazione presso il cinema Lux in difesa dei posti di lavoro dei precari della scuola pubblica.

Il ministro Gelmini, come sovente sono abituati a fare anche i suoi colleghi di governo, vende fumo alla popolazione sostenendo che nel prossimo anno scolastico le classi a tempo pieno aumenteranno rispetto all’anno che sta per concludersi, ma si dimentica di sottolineare che diminuiranno le prime classi elementari, con una riduzione notevole (si parla di circa 150mila bambini complessivamente) che non avranno accesso a questo orario né per il primo anno né per i successivi.

Pur condividendo ampiamente la posizione dei sindacati, il cui ruolo è certamente quello della difesa dei lavoratori e dei loro diritti, vorrei far notare che in tutt'Italia, come dimostrato anche da articoli pubblicati su quotidiani a tiratura nazionale, si sta sollevando un movimento di protesta contro il taglio delle prime classi elementari a tempo pieno.

A Viterbo, purtroppo, non giunge l’eco di questa protesta pur essendo numerosi anche qui i bambini che saranno esclusi dal tempo pieno. Io capisco e sostengo la lotta dei sindacati che si allarmano davanti al rischio della perdita di tanti posti di lavoro, ma ritengo che sarebbe opportuno sollevare non una voce, ma un grido assordante sul problema del diritto delle famiglie ad avvalersi di un servizio che il ministro aveva assicurato sarebbe stato garantito a tutti quelli che ne avessero fatto richiesta.

I lavoratori precari della scuola sono persone che potrebbero perdere la loro occupazione e questo è un dramma. E' anche vero, però, che noi italiani siamo abituati a considerare l’ente pubblico, e la scuola non fa eccezione, come una mucca da mungere (in termini di posti di lavoro sicuri), mentre sarebbe corretto considerare che i lavoratori pubblici sono funzionali al servizio che lo Stato deve garantire e non certamente il contrario.

Il punto di vista giusto è che la scuola, in nome di una contrazione della spesa pubblica, non offrirà più una formazione adeguata, costringerà le famiglie con genitori che lavorano ai salti mortali per conciliare gli orari scolastici con quelli lavorativi, crescerà di fatto dei cittadini non in grado culturalmente di competere coi loro coetanei del resto del mondo.

Questo aspetto viene invece sempre collocato in secondo piano rispetto a quello lavorativo.

Noi genitori viterbesi abbiamo necessità, in questa lotta, di essere sostenuti fortemente, con l’indignazione e la rabbia presenti nel resto del Paese, dalla classe politica, dalle organizzazioni sindacali, dalle amministrazioni scolastiche.

Se non saremo lasciati soli noi possiamo e dobbiamo vincere questa battaglia. Lo dobbiamo ai nostri figli.

Elena Angiani



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