Il libro verrà presentato giovedì 13 maggio 2010 alle ore 17 presso la Biblioteca comunale di Montefiascone (via San Pietro). Interverranno: Romualdo Luzi, presidente del Consorzio biblioteche di Viterbo; Giancarlo Breccola, storico di Montefiascone e il giornalista Giuseppe Rescifina.

Nel 1690 il Cardinale Barbarigo avviò la ricostruzione e l’ampliamento di quello che doveva diventare uno dei più grandi ed importanti seminari del Centro Italia, che volle dotare, fin dall’inizio, di una sua propria tipografia, non immaginando peraltro che questa sarebbe durata nel tempo ancor più della istituzione che era chiamata a servire.

La “Tipographia Seminarii” pubblicò il suo primo importante lavoro nel 1697 in occasione della inaugurazione della Chiesa di San Bartolomeo; quindi dette alla luce volumi di maggiore o minore importanza, pregio e consistenza; gestita all’inizio direttamente dal cardinale, quindi dal seminario, poi affidata a gestioni esterne ed infine ceduta.

Sempre mantenendo la denominazione originaria finché, nel 1892, sull’onda emotiva dei fatti risorgimentali da poco giunti a compimento, l’ultimo proprietario non decise di intitolarla ad uno degli eroi più conosciuti e così diventò la “Tipografia Silvio Pellico – già Tipografia del Seminario”.

Nel 1956, a salvarla dalla paventata definitiva chiusura, intervenne il tipografo Eliseo Marroni che la dotò di nuova attrezzatura, macchinari e clientela per lasciarla poi alla gestione della figlia Anita che si è impegnata nel compito di traghettarla nell’era della stampa moderna.

Questo laboratorio opera a Montefiascone senza interruzioni da oltre tre secoli, una particolarità che la Tipografia Silvio Pellico condivide con poche altre. I fratelli Mauro ed Anita Marroni hanno voluto rimarcare tale singolarità dando alle stampe un bel libro che, illustrando con ricco materiale fotografico raccolto per tracciare una succinta storia della stampa, della Tipografia del Seminario e della Tipografia Silvio Pellico, vuole sottolineare un motivo di orgoglio per una famiglia di tipografi e di una cittadina che si ritrovano a contrassegnare frontespizi di libri che recano le date di cinque secoli!

Il libro, oltre a contenere le foto dei libri e delle stampe più particolari, è anche un “gioco” tipografico: le prime pagine sono state stampate con gli antichi caratteri mobili ancora in possesso della tipografia, il testo varia per tipi e corpi (puntualmente evidenziati) mantenendo così inalterati gli spazi dedicati alla storia narrata, alle illustrazioni, alle note.

Vecchie immagini sono elemento di cultura e curiosità, riconducono ad ere passate diventandone testimonianza viva, così come è la tipografia, sopravvissuta alle intemperie della storia.