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Viterbo - I ragazzi del centro autogestito "Valle Faul" chiedono il rispetto delle volontà di Pannega
I soldi di Alfio dovevano andare al centro sociale
Viterbo - 18 maggio 2010 - ore 20,30

Alfio Pannega
Riceviamo e pubblichiamo - L'assemblea del centro sociale autogestito "Valle Faul" ritiene non condivisibile la decisione presa unilateralmente da altri sulla destinazione dei fondi raccolti con la sottoscrizione pubblica effettuata a nome e con il volto di Alfio Pannega per l'"emergenza casa".

L'assemblea del centro sociale autogestito "Valle Faul" ritiene che l'uso dei fondi raccolti col nome e col volto di Alfio Pannega dovrebbe essere coerente con i criteri stabiliti da Alfio Pannega quando ha dato il suo consenso all'iniziativa:
- che la casa fosse un diritto e non un'elemosina;
- che il suo diritto alla casa si concretizzasse nel centro sociale.

Queste precise volontà di Alfio Pannega emergono chiaramente da tutte le sue di chiarazioni e da tutti i suoi atti privati e pubblici. Basterà citare quattro esempi: l'incontro del 2007 in cui il Comune si impegnò a realizzare l'alloggio per Alfio nel centro sociale, impegno che poi il Comune non mantenne; l'ultimo incontro all'assessorato ai servizi sociali in cui Alfio esplicitamente ribadì la sua volontà di vivere nel centro sociale; la lectio magistralis di Alfio nella Sala Regia del Comune conclusa col rifiuto di un'onorificenza finchè non fosse stato riconosciuto il diritto alla casa; l'incontro con il sindaco ed alcuni amministratori svoltosi presso il centro sociale pochi giorni prima del decesso.

Ma se ancora oggi qui in Comune si disattende la volontà di un defunto evidentemente ciò accade perché per saper rispettare oggi la volontà e la persona di Alfio Pannega, ormai morto, occorreva aver conosciuto, ascoltato, compreso ieri Alfio Pannega, quando era vivo.

Occorreva conoscerlo davvero, non riducendono a "personaggio caratteristico", ma come essere umano integrale, come persona vera, pensante, sapiente e saggia, attiva e generosa, poeta e militante per la causa dell'umanità.

Ed occorreva sapere e cogliere il significato del fatto che da 17 anni Alfio era il centro sociale "Valle Faul", pienamente e consapevolmente partecipe di questa esperienza collettiva; un'esperienza in cui Alfio si identificava, un'esperienza che si identificava in lui e che ne proseguirà l'impegno e ne tramanderà la memoria e il messaggio.

Ed occorreva capire cosa sia il centro sociale autogestito "Valle Faul":

- che ha recuperato e restituito alla collettività cittadina beni che l'amministrazione aveva abbandonato all'incuria e al degrado;
- che ha praticato accoglienza, ospitalità, solidarietà, in modo assolutamente gratuito e per tutte le persone che hanno bisogno di aiuto;
- che è impegnato nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
- che difende l'ambiente come casa e bene comune, e promuove la cultura come bene comune dell'umanità intera.

Ebbene, occorre dirlo: chi governa il Comune di Viterbo queste cose non le ha sapute ascoltare, non le ha sapute conoscere e riconoscere, non le ha sapute comprendere. Se avesse saputo ascoltarle e capirle, se ne avesse colto il senso, avrebbe rispettato l'impegno preso nel 2007 di realizzare la casa per Alfio nel centro sociale, ed invece Alfio è morto senza quella casa promessa a parole e negata nei fatti.

Pertanto i fondi raccolti con la sottoscrizione pubblica effettuata in nome e col volto di Alfio, donati per quell'obiettivo specifico e non per altri, la logica e la morale vorrebbero che venissero utilizzati per quella destinazione e non per altre; ovvero che venissero utilizzati per il miglioramento delle condizioni abitative nel e del centro sociale, come Alfio voleva, affinche' il centro sociale continui nella sua azione: ed il centro sociale da parte sua resterà comunque fedele alla sua storia ed ai suoi fini, che coincidono con la volontà di Alfio.

Queste parole ferme e addolorate con cui abbiamo cercato di riassumere una vasta e preziosa riflessione collettiva dell'assemblea del centro sociale autogestito "Valle Faul" non intendono esprimere alcun giudizio né sulle associazioni cui altri ha unilateralmente deciso di destinare i fondi raccolti in nome e col volto di Alfio (ed anzi ad almeno una di esse associazioni - l'Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia - Alfio era assai affezionato e ne era convinto sostenitore; ed a tutte le associazioni e le iniziative di autentica solidarietà Alfio non avrebbe mai fatto mancare il suo aiuto), né sulla soggettiva convinzione altrui di agire per il meglio; queste parole esprimono solo la nuda constatazione che Alfio Pannega da vivo come da morto non è stato né ascoltato né rispettato dai poteri dominanti.

Ma egli è rispettato, è onorato e vive nei cuori e nell'azione dei suoi compagni del centro sociale e di tutte le persone che lo hanno veramente conosciuto, che ne hanno ascoltato le parole, che ne hanno condiviso le scelte ideali e le esperienze di vita generosa e solidale, che ne hanno compreso gli insegnamenti.

Il centro sociale autogestito Valle Faul


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