:::::
   
Logo TusciaWeb Tutto low cost
Archivi | Mailing | Contatti | Primo | Provincia | Roma Nord | Lazio | Sport | Flash | Forum |Dossier | Corriere2000|
Tutto viaggi


L'opinione di Bruno
Leggere fa crescere...
di Severo Bruno
Viterbo - 31 maggio 2010 - ore 2,20

Severo Bruno
- “Leggere accresce la conoscenza. Leggere aumenta la consapevolezza”.

Da qualche settimana il logo della presidenza del consiglio irrompe dagli schermi televisivi per lanciare la campagna a favore del libro e della carta stampata, usando gli slogan appena citati e altro ancora di tenore simile.

Negli stessi giorni, più o meno, è iniziato l'iter parlamentare del disegno di legge accusato da più parti, anche istituzionali, di voler mettere un bavaglio alla stampa, programma che tanto ha allarmato il mondo della carta stampata e le case editrici, escluse quelle di proprietà Berlusconi.

Dinanzi a tanta contraddittorietà lo sconcerto si è impadronito dello spettatore medio, che non riesce e spiegarsi la coincidenza di tempi tra i due spettacoli, l'uno fornito dalle parti politiche, l'altro dall'ufficio stampa e propaganda di Palazzo Chigi.

Almeno un po' di cautela sarebbe infatti da consigliare all'organizzatore supremo dei palinsesti, per evitare la contro-programmazione con l'invio di messaggi contrapposti, tipo “leggere aumenta la consapevolezza-è opportuno ridurre le notizie ed i commenti”.

Sembra quasi si ripeta l'imbarazzante duplicità creata dal disegno di legge contro la corruzione, studiato e ristudiato, e non ancora varato dallo stesso governo che ha avuto a che fare con indagini per corruzione. Il problema, o uno dei problemi, è soprattutto la conseguente non eleggibilità per coloro che risultassero condannati per corruzione. Come si vede, è veramente un problema, anche se la via delle eccezioni e delle prescrizioni è infinita, come è noto.

Insomma, qualche volta i pasticci capitano anche ai super organizzati e la contro-programmazione colpisce anche loro, specialisti del campo.

Rimane una ultima ipotesi, che cioè l'invito a leggere abbia natura e portata, diciamo così, “aziendale”, per cui debba esser ricevuto come rivolto a chi finora avesse trascurato la stampa o le pubblicazioni vicine al potere. Ma francamente mi sembra davvero troppo, anche in questo Paese ormai abituato a tutto.

Ma allora, chi può aver combinato un tale pasticcio? L'unica spiegazione che rimane quindi è quella di un possibile complotto. Vediamo i fatti. Già un giornale di solito vicino agli ambienti governativi aveva definito il presidente del consiglio “portavoce” del governo, con chiara allusione al ruolo predominante del ministro del Tesoro nella manovra economica da varare.

Già gli industriali avevano accolto gelidamente profferte governative alla loro presidente, con conseguente pessima figura del proponente.

Ora, infine, l'ultima occasione è stato il tentativo di far controllare alla ragioneria dello Stato anche i conti della presidenza del consiglio come quelli di tutti gli altri dicasteri. Ma siamo matti? Lo scontro è arrivato fin quasi alla soglia del Quirinale, ma alla fine il controllo è stato respinto. Nessuno controllerà il controllore.

Già, ma allora è vero che quei conti di miliardi di spese sono restati senza alcun controllo, malgrado i tanti uffici, i tantissimi dipendenti, gli aerei speciali e la protezione civile che tante grane ha già dato e tanto denaro ha profuso?

Come si vede, se non complotto, almeno qualche cosa di strano sta avvenendo nella direzione di un ridimensionamento del presidente del consiglio, e lui ha ragione a lamentarsene e a diffidare, anche se...,insomma..., dovrebbe almeno evitare di rispondere alle critiche della Marcegaglia citando alla lettera quanto Tremonti lo incarica di dire.

Dalle affrettate riflessioni che precedono, sembra quindi che la crisi riguardi solo noi e non la presidenza del consiglio e che effettivamente il ruolo che è stato riservato al presidente sia ormai soltanto quello di riportare quello che altri nel governo hanno deciso.

Per finire, ma è proprio utile al governo invitare a leggere, o guardare e controllare, o non è meglio tutto sommato vietare qualsiasi inchiesta, qualsiasi registrazione anche tra privati (emendamento D'Addario) e quindi, in soldoni, impedire la lettura?

Per sciogliere il dilemma sarà sufficiente attendere o il ritiro della pubblicità sulla utilità del leggere o il ritiro del disegno di legge liberticida.

Severo Bruno


Copyright 2010 TusciaWeb - Chi siamo

Condividi